Il Nido

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ULISSE
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Rimasi incastrato: il volto tra le sue cosce.

Si rilassò lentamente, allargò le gambe, sollevò le ginocchia, coi talloni sul letto, riuscì a infilare le mani sotto le mie ascelle.

Voce bassa, soffocata, bassa.

"Adesso, amore.... Adesso... vieni...."

Quasi mi trascinò su di sé. Riuscii a liberarmi dei pantaloncini, i soli che indossavo, e mi misi in ginocchio. 'Birillo', rubizzo e arzillo come non mai, fu avvicinato all'ingresso umidiccio della sua vagina, ma anche così ben lubrificata era voluttuosamente stretta, 'lo' accoglieva fasciandolo, stringendolo, golosamente, come una bocca ghiotta e avida gusta un ghiacciolo. 'Birillo', però, era caldo, infuocato, e palpitante.

Stessa mossa della prima volta. Un abbraccio con le sue magnifiche gambe, e bacino inarcato. Voleva accertarsi che fossi in lei al massimo possibile. Sentivo il fondo del suo sesso, mi carezzava il glande, lo eccitava. Era tutto un ribollire, là dentro, tra le mie spinte energiche, e il ciucciare voglioso e ingordo della sua sbalorditiva fica. Calda, palpitante, mungente.

Mi ritraevo un po' e tornavo ad affondare in lei spingendo energicamente, con foga, quasi con accanimento. Mi piaceva da morire, e sentivo che anche lei godeva follemente. Ecco, cominciava il suo caratteristico fremito. La spinta dei miei reni divenne ancor più decisa, sentivo la sua gola gorgogliare indistintamente, e quando dal mio glande irruppe violento il caldo getto del mio seme, non riuscì a trattenere un urlo...

"Ooooooooooh...... oooooooooooh......... sì.... sììììììììììììì..... cosìììììììììììììììììì!"

E giacque esausta.

E' logico che ci volle un po' di tempo per ripristinare la mia piena energia. La cosa mi fu molto facilitata e accelerata dalle portentose chiappe della zia che vennero, con mio grande sollazzo, a posarsi sul mio pisello, famelico, anche quando doveva aspettare un po'.

Lo piazzai deliziosamente in quel magnifico solco caldo, col glande, non del tutto vitale, che sentiva chiaramente le lievi increspature del suo buchetto. Era più che naturale che al quel contatto si imbaldanzisse, ed altrettanto spontanee erano le piccole contrazioni di quel magnifico muscoletto rotondo. Non seppi trattenermi, spinsi un po'.

Zia Ela strinse decisamente le natiche e si spostò in avanti. La sterra era incantevole, ma quello scostarsi da me aveva deluso il povero pisello, ormai bello e arzillo.

Zia si voltò verso me.

Scosse la testa, stringendo le labbra, senza rimprovero nella sua espressione, ma con aria determinata.

"Non mi piace, tesoro... non l'ho mai fatto... e non voglio farlo..."

Le sorrisi come un deficiente.

Mi misi supino, con quel coso che, deluso, svettava fiero ma sconfitto. Mi misi a pensare, mi assopii.

Quanto tempo?

Non so.

Ad un certo momento sognai che 'pisello' stava al caldo, beato e gongolante, e contemporaneamente sentii qualcosa di strano sul mio volto, sul naso, sulla bocca....

Mi svegliai lentamente, dolcemente, incantevolmente....

Quel 'qualcosa' che strusciava lievemente sul mio viso erano i peli del grembo di zia Ela, e bastò allungare la lingua per incontrare il salaticcio che inumidiva le sue piccole labbra. Come sentì il saettare della lingua, si abbassò su me, si strusciò lascivamente, le gambe bene aperte, cercava di essere slinguata fuori e dentro, agitando entusiasticamente le belle chiappette che avevo golosamente artigliato. Intanto, lei, con inebriante e voluttuosa diligenza, 'lo' stava ciucciando avidamente, e con sensuale ed eccitante maestria.

Sentivo che lei cominciava il suo caratteristico fremito che annunciava uno dei suoi impetuosi orgasmi, e da parte mia era prossimo, molto prossimo un violento zampillo del viscido liquido che stava rapidamente salendo...

Fu meravigliosamente contemporaneo: le nostre bocche si riempirono del godimento dell'altra parte. La sua in modo particolarmente generoso che a quanto sentii non fu del tutto sgradito.

I nostri volti avevano bisogno di essere asciugati, tersi. Allungammo, nello stesso momento, la mano verso il comodino per prendere qualcosa: il fazzoletto che di solito appoggiavo lì, un piccolo mantile tra quelli che zia custodiva nel cassetto.

Le mani si toccarono, si carezzarono.

Ognuno si adoperò per rimettersi un po' in ordine.

Zia si alzò, si mise seduta, mi guardò, sorridente e raggiante.

"Che antipasto meraviglioso, Giorgio..."

E ci preparammo per il pranzo!

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ULISSE
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