Le Colonne D'ercole

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In qualche caso, aggiunse il medico, ci si serve dello choc, provando a rimuovere la fissazione inconscia attraverso la prova diretta dell'infondatezza della mania.

Lisa non chiese ulteriori spiegazioni, lo ringraziò e disse che si sarebbe fatta sentire di nuovo. Restò pensierosa per qualche minuto.

Poi decise che dovevano partire per Grado. Subito, l'indomani.

Andò a dirlo a Giorgio e lo pregò di preparare quanto doveva portare con lui.

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Malgrado la stagione, la strada era abbastanza scorrevole.

Si fermarono per una bibita in una stazione di servizio, e in poco meno di tre ore furono a destinazione.

Non lontana dalla spiaggia, circondata da alti pini marittimi e un piccolo giardino, la loro villetta. Ai lati del cancello due colonne in pietra e su una di esse una grossa lastra, dov'era scritto: hic sunt leones.

Lisa guardò la scritta e, impercettibilmente, annuì.

Proprio così --pensò- oltre queste colonne si può incontrare qualsiasi cosa.

Non avevano parlato molto, lungo la strada.

Giorgio guidava attentamente, e ogni tanto guardava di sfuggita la madre. Inutile, era veramente uno splendore. Anche nel semplice abito da viaggio, con la gonna svasata che copriva del tutto le gambe, e la blusa che, comunque, lasciava nettamente intuire la generosità del seno.

Lisa ricambiava lo sguardo sorridendo, e più volte gli aveva teneramente carezzato la guancia.

Erano giunti. Avevano telefonato a Marta, la donna che di solito li aiutava nelle faccende domestica durante il loro soggiorno al mare, e Marta aveva aperto tutto, rassettato tutto, in un baleno, e li attendeva nel piccolo loggiato, sul dondolo, con la sua faccia dorata dal sole, le braccia scoperte, e un vestitino che era quasi un prendi sole.

Disse che aveva anche rifornito il frigo, e chiedeva in cosa potesse essere utile.

Lisa la ringraziò e rispose che avrebbe provveduto lei al resto, avrebbero mangiato qualcosa alla piccola trattoria poco distante, ed eventualmente le avrebbe telefonato.

Marta li aiutò a portare dentro i bagagli e si fermò per collaborare nel mettere tutto a posto.

Giorgio aveva fatto la doccia, e quando Marta andò via fu la volta di Lisa, che si trattenne a lungo sotto il ristoratore getto dell'acqua seguitando a chiedersi come avrebbe dovuto agire.

Si preparò per andare a mangiare, e cercò di essere spontanea, naturale, senza far trasparire il travaglio interiore che la angosciava. Avrebbe voluto chiedere consiglio, ma a chi? Chi avrebbe potuto decidere per lei? Scosse la testa. Niente, doveva decidere lei, solo lei!

Quando Giorgio, che l'attendeva nell'ingresso, la vide apparire, rimase letteralmente incantato. La guardò da capo piedi, su e giù, diverse volte.

"Giorgio!"

"Sei una visione, ma'... ti fa proprio bene l'aria di mare..."

Lisa sorrise.

"Ma, tesoro, siamo appena arrivati..."

"Si, lo so, ma sembra come se tu avessi lasciato dieci anni a casa, in città..."

"Grazie, amore mio, sei sempre gentile... Andiamo?"

Lisa lo prese per mano, uscirono dal cancello, poche decine di metri e furono nel piccolo ma grazioso e accogliente locale, tenuemente illuminato e piacevolmente climatizzato.

I soliti saluti di convenienza, un angolo tranquillo, e lo 'sprisso' di benvenuto: un calice di bianco fresco con uno schizzo di selz. Il suggerimento fu di cibo piacevole e leggero, tipicamente locale.

Seduti di fronte, Giorgio la guardava e gli ridevano gli occhi, con occhi che sembravano divorare la donna, prediligendo il seno prospero che pareva voler prorompere dalla scollatura quadrata del vestito.

Lisa allungò la mano.

"Non mangi, Giorgetto?"

Annuì nervosamente. Lei sentiva, però, che la mente del figlio pensava a ben altra cosa.

Terminarono il pasto, gustarono anche il gelato, e tornarono a casa.

I lineamenti di Lisa andavano distendendosi. La decisione era presa. E ricordò il professore di latino quando metteva in risalto il significato di alea iacta est che letteralmente vuol dire il dado è stato lanciato, ora spetta solo alla sorte compiere il proprio corso. Rientrando nella villetta, aveva oltrepassato le colonne oltre le quali c'era l'ignoto, l' oscuro, e forse anche i leoni che avrebbero potuto sbranarla, o ancora l'immensità del mare?

"Vado nella mia camera, Giorgio, nel frigo c'è del caffè freddo, per favore, portamene un po'.. e se lo desideri prendine anche per te..."

Entrò nella sua camera, si spogliò completamente, si ravviò i capelli, controllo il lieve trucco, conservò gli abiti e la biancheria, girando disinvoltamente nuda per la stanza, entrò nel letto, così. Sedette, col lenzuolo che la copriva fin sopra le spalle, tenuto dalle braccia.

Un lieve bussare alla porta.

"Avanti!"

Giorgio reggeva un vassoio con due piccoli bicchieri pieni di caffè.

"Poggialo sul comodino."

Il ragazzo eseguì, poi si voltò verso la donna che tese le mani per prendere il bicchiere. Quel movimento lascio cadere il lenzuolo, e apparvero in tutto il loro affascinante, rigoglioso splendore, le due magnifiche tette...

L'espressione di Giorgio era di totale sbalordimento, stava quasi per far cadere il piccolo bicchiere che teneva nella mano.

"Ooooh... mamma mia!"

Lisa allungò il braccio.

"Si, bambino mio sono la tua mamma... tua... vieni qua..."

Giorgio si avvicinò, barcollando. Lei prese il caffè, gli sorrise.

"Siedi vicino alla tua mamma..."

Gli sorrise seducentemente.

"Bevi anche tu il caffè, poi... vieni vicino a me... a farmi un po' di compagnia... vieni... tesoro... è il seno che ti ha allattato... ricordi?"

Bevve il caffè e poggiò il bicchiere sul comodino, allungò la mano verso il figlio, il lenzuolo si abbassò ancora... molto... lasciando scoperto l'addome e parte delle cosce... e il folto scuro che s'intravedeva, appunto, dove le gambe si univano...

Giorgio era immobilizzato per la sorpresa, e andava posando gli occhi qua e là...

"E' il ventre che ti ha generato, ti ha custodito per mesi e mesi... e il luogo dal quale sei venuto alla luce... il tuo luogo... la tua casa... Vieni, tesoro."

Il giovane deglutiva a fatica. Si alzò che pareva ubriaco, malfermo...

"Dai, amore, spogliati...."

Allungò le mani per slacciargli la cintura dei pantaloni.

Giorgio eseguì meccanicamente. Lasciò cadere pantaloni, tolse la camiciola...

"Tutto, tesoro della tua mamma, tutto..."

Via anche il boxer, e svettò, prepotente il fallo vibrante.

"Ecco, così... così... vieni... bacia la tua mamma, fatti baciare."

Scostò il lenzuolo per fargli posto e lui, sempre confuso e incerto, sedette vicino alla madre.

Lisa gli prese il volto, avvicinò le sue labbra a quelle del ragazzo, lo baciò forte, e con la lingua cercò quella di lui. Sentì le braccia di Giorgio, sulla schiena, più giù...

La donna si staccò un po', lo guardò.

"Vuoi baciare le tette di mamma?"

Lui si chinò, quasi temendo una improvvisa reazione della madre. Baciò timidamente una mammella, la carezzò delicatamente.

"Vuoi vedere se c'è un po' di latte? Come allora?"

Giorgio aprì le labbra, con la lingua lambì il capezzolo, duro, lungo, e cominciò a ciucciare...

"Si, caro, così.... così... bravo..."

Cominciava a rilassarsi il ragazzo, e Lisa era felice di sentire che la sicurezza andava lentamente affermandosi... finalmente. Lo carezzava sulla nuca, sulla schiena e... scese con la mano... dove il virgulto della virilità era manifesto in tutto il suo vigore, Lo afferrò, ne sentiva il pulsare delle vene... non voleva, però, anticipare i tempi...

Giorgio alzò il volto verso la madre, la guardò inebriato, incredulo.

"Mamma... dimmi... mamma... sono sveglio?"

"Sei sveglissimo, amore mio, sei con mamma tua... capisci... mamma tua... vieni...."

Si sdraiò, lo attirò su di sé, e senti il fallo che svettava sempre irrequieto. Ora quello scettro di carne vibrante premeva sul suo ventre. Allargò le gambe...

"In ginocchio, caro, tra le gambe di mamma...."

Lui eseguì senza riflettere.

Sentì le manina della mamma che prendeva delicatamente il prepuzio e lo conduceva... Oddio, quel tepore, quell'umido leggermente vischioso, e il suo pube che percepiva il folto del pube di lei...

La voce di Lisa era lievemente roca, quasi un soffio... proprio nell'orecchio di lui..

"Abbassati, tesoro... giù..."

Abbassò il bacino... il suo fallo stava entrando in qualcosa di sconosciuto, indescrivibile... un caldo guanto di carne che lo accoglieva, lo attirava in sé, vibrante, mungente... Oddio, era nel grembo di sua madre...

Lisa seguitava a percepirne il pulsare, sempre più fremente... lo strinse forte a sé, incrociò le sue gambe dietro il dorso del ragazzo, e coi talloni impresse un ritmo a quell'incontro che doveva risolvere ogni problema del suo ragazzo...

Gli baciava il lobo dell'orecchio, gli sussurrava che era bello...

"Sì, amore, sei a casa tua.... Questa è la casa dalla quale sei sortito tanti anni fa, sei tornato... amore...."

Voleva farlo sfogare, godere, senza esserne coinvolta, però...

Giorgio aveva istintivamente iniziato a stantuffare, sempre più calorosamente... e lei... in fondo... non era fatta di ferro... quell'ardore, quella passione la stava travolgendo... il suo bacino non poteva star fermo, e cominciò a sussultare, sempre di più, i muscoli della vagina sembravano impazziti... stringevano, mungevano e....

"Ooooooooooh....mamma....mamma mia bella...."

Un getto caldo e prepotente la invase e provocò in lei un godimento che non aveva mai conosciuto prima d'ora... godeva sì... infinitamente... e in un modo nuovo, superiore a ogni descrizione, perché godeva anche e soprattutto per aver donato tale piacere al frutto del suo grembo, a suo figlio... era lei che gli aveva fatto conoscere, per la prima volta, la realtà del sesso...

Giorgio giaceva su lei, col fallo ancora sprofondato nella sua vagina, e non sembrava dar segno di stanchezza....

Lisa era accaldata, e profondamente appagata... carezzava la schiena del figlio, le natiche, ne sentiva il respiro e ne sentiva il sesso che vibrava in lei... il sesso di Giorgio, del suo Giorgio...

Sì, oltre le colonne d'Ercole c'era il mare, tanto mare, infinito.

Le tornò in mente il verso... e il naufragar m'è dolce in questo mare..... .

Ha ragione Leopardi, questo, è questo L'Infinito!

Scosse la testa. Sapeva bene che era l'inizio.

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