Ethel

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Devo confessare che non mi attendevo tale decisione. Ethel aveva valicato il suo Rubicone.

Sentii prendermi il volto tra le mani, due labbra ardenti e bramose sulla mia bocca, la sua lingua che saettava ingorda.

La voce era bassa, un po' roca.

"L'hai voluto tu... ragazzaccio... l'hai voluto tu... e ora mi vendico..."

Fu decisa e rapida nei movimenti, salì su me, con le gambe larghe, le tette lievemente pendule che battevano sul mio petto, e sentivo il duro dei capezzoli, la mano aveva afferrato il mio fallo e lo stavano portando all'ingresso del suo caldo, umido e lanoso sesso, vi si impalò lentamente, con concupiscenza, e la vagina sembrava goderlo centellinandolo, con contrazioni voluttuose, finché capì che non poteva andare oltre. Si fermò così, ma il grembo sussultava, afferrai una mammella, un capezzolo, lo succhiai avidamente, sentivo gli effetti che quel poppare ripercuotevano in vagina, mi stava mungendo con energia... poi iniziò la sua cavalcata, sempre più rapida, travolgente, e ancor più impetuoso fu l'orgasmo che la squassò: ansava, gemeva, la testa rovesciata indietro, e l'abbondanza della linfa del suo godimento che sollecitò l'eruzione improvvisa e violenta del mio seme. I liquidi s'incontrarono, si fusero... si sparsero dovunque, e lei riprese a muoversi, sensualmente, incurante del liquido che cominciava a uscire da lei...

Giacque su me, col respiro che andava acquietandosi. Era sudata, e io le carezzavo la schiena, i glutei...

"Mi ci voleva proprio... sì... mi ci voleva... oddio... non ho capito più niente... ed è stata una cosa inimmaginabile...."

Strinse le gambe, strizzò il mio sesso ancora in lei.

"Sei un dio, George, un dio... anzi il dio... non m'era mai capitato di lasciarmi andare in questo modo... un piacere sconosciuto... da... da morirci..."

Le carezzavo il volto-

"George.. cosa diremo a mia figlia, a tua moglie?"

"Glielo dirò io!"

"Sei matto?"

"Le dirò che la sua mamma è degna delle massime attenzioni, delle massime cure... e che cercherò in ogni modo di riempire il vuoto che è in lei... così..."

Il mio cosino stava ringalluzzendosi e alla mia spinta Ethel rispose con insaziabile ingordigia.

Pensare che Meg mi aveva... tagliato le unghie....!

Mi venne da sorridere, pensando ai tempi universitari, quando chiamavamo "fava" il glande, e ricordai che con una fava si potevano prendere anche due.... Nel mio caso due magnifiche passere!

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