Faccia Da Bukkake

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Una breve storia, narrata in prima persona.
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Non ho mai capito come avesse fatto a convincermi, tutto è iniziato quando sentii per la prima volta quella parola dal suono strano: bukkake.

Per tutta la sera Marco non aveva smesso di fare battute, usando sempre quella parola a ripetizione, «hai una faccia da bukkake», «ti vedrei bene in un bukkake», «che ne dici se ti organizzo un bukkake»?

Quella parola continuò ad echeggiarmi nella testa, la serata era quasi conclusa, uscimmo dal ristorante insolitamente mezzo vuoto per essere un sabato sera e mentre Marco mi stava accompagnando a casa, ad un tratto il cellulare si illuminò mostrando una notifica della mia amica Claudia che si stava divertendo in un locale: per lei la serata sembrava appena all'inizio.

Quella parola era ancora dentro la mia testa, così prima di posare il telefono nella borsa decisi di cercarla su Google, all'epoca non sapevo neanche come si scrivesse correttamente ma nonostante tutto tra i primi risultati del motore di ricerca comparse una pagina di Wikipedia:

Il bukkake, dal giapponese bukkakeru (letteralmente bagnare, colare), è una pratica di sesso di gruppo in cui più uomini eiaculano a turno o insieme su una persona, spesso inginocchiata; talvolta può coincidere con l'ingestione di sperma.

Apprendere come fossi stata etichettata per tutta la sera mi fece subito arrabbiare, iniziai ad urlare colpendo ripetutamente Marco con la borsa, lui fu colto di sorpresa, l'auto sbandò per un attimo e rischiammo quasi di fare un frontale con una macchina che proveniva dalla direzione opposta, la mia voce sempre più alterata sovrastava la soffice voce di Madame che usciva dalle casse.

Io e Marco ci stavamo frequentando da qualche settimana, non avevo mai creduto che potesse diventare qualcosa di serio e forse anche lui l'aveva capito: all'epoca ero una ragazza troppo tranquilla, specialmente per uno come lui, non mi piacevano i locali alla moda, fare troppo tardi la sera e anche a letto, sentendo i racconti delle mie amiche, probabilmente ero fin troppo ordinaria.

Il sesso non mi dispiaceva, ma non ero molto intraprendente, facevo il minimo sindacale per soddisfare il partner di turno. Potete immaginare quindi la mia reazione quando scoprii che per tutta la sera mi aveva proposto di farmi ricoprire la faccia di sperma da numerosi uomini.

Marco tentò di giustificarsi inizialmente dicendo che si era trattato semplicemente di uno scherzo, poi che la «sborra» faceva bene alla pelle, ancora oggi non ho capito se volesse insinuare che la mia pelle avesse qualcosa che non andava.

Quando fummo arrivati quasi sotto casa mia, Marco abbassò lo stereo per parlare più tranquillamente ma io non avevo più voglia di gridare, ne tanto meno di parlare: aveva capito che quella sera non sarebbe salito da me, sarebbe andato in bianco e si arrese presto a questo imprevisto epilogo della serata.

Appena arrivati scesi senza dire niente, sbattendo la portiera della sua Audi tenuta in maniera maniacale, mi avvicinai velocemente verso la porta di casa senza mai girare la testa.

La mezzanotte era passata da più di un'ora, ormai era domenica, indossai il mio pigiama rosa con gli unicorni e mi misi a dormire, ma ero ancora arrabbiata, non riuscivo a prendere sonno e nella mia testa farfugliai cose come «ma per chi mi ha presa?»

Mi svegliai che era già tardo pomeriggio, non avevo impegni per quella giornata, come spesso capita la domenica, mangiai qualcosa e presi il telefono per controllare le email.

Aprii Google vedendo l'ultima ricerca fatta, questa volta non mi soffermai su Wikipedia ma guardai anche qualche altro link più esplicito, era una pratica che non conoscevo, e mi sembrò normale cercare di ottenere qualche informazione in più.

Il tempo passò velocemente, senza accorgermene si era fatta sera, avevo visto numerosi video, mandando speso avanti se devo essere sincera, e letto altrettanti articoli tra il serio e il surreale.

Avevo imparato che ci sono almeno due tipi di bukkake, quello giapponese, dove per qualche strano motivo si può vedere lo sperma ma non i cazzi e quelli occidentali dove invece si vedeva tutto.

I primi erano quelli che avevano iniziato ad affascinare di più perché per compensare la censura usavano molto la fantasia e gran parte delle situazioni erano assurde, almeno per una comune ragazza occidentale come me, ma per quanto assurde anche altrettanto eccitanti.

La prima cosa che mi colpii fu che in parecchi video non c'era quasi neanche contatto tra la ragazza di turno e gli eiaculatori, scusate il termine ma non saprei proprio come chiamarli.

Il sesso spesso sembrava non essere contemplato, certo la protagonista si dava da fare con la bocca e le mani ma era un qualcosa riservato a pochi fortunati e sembrava solo un atto finalizzato a preparare lo spettacolo finale.

La sera prima avevo pensato che fosse un atto umiliante, ma guardando quei video le protagoniste sembravano più delle regine, erano loro che comandavano il gioco, certo c'erano due tre cazzi spavaldi, ma la maggior parte di loro erano li in fila, che guardavano, quasi intimoriti, con la mano cercavano di mantenere il membro in tiro, aspettando il loro turno per avere il privilegio di svuotarsi sulla loro dea.

La regina era pronta a ricevere immobile lo sperma dei suoi sudditi, che diligenti si presentavano a due a due al suo cospetto: la sborra colava sulla sua faccia che schizzo dopo schizzo diventava ricoperta di una appiccicosa maschera biancastra: in alcuni video quella che colava dalla faccia veniva raccolta in una ciotola di vetro ed utilizzata alla fine per essere ingerita o versata sulle faccia della nostra eroina.

Quella sera non feci altro, non ricordo neanche di aver cenato, probabilmente avrò sgranocchiato qualche snack mentre continuavo a guardare video sdraiata sul letto.

Lunedì riprese la settimana lavorativa, Marco non mi aveva scritto e io avevo fatto lo stesso, del resto perché una donna deve scrivere per prima?

Mercoledì ricevetti un WhatsApp da Marco che mi chiedeva se fossi ancora arrabbiata cercando di trovare goffe spiegazioni a quanto era successo sabato.

Dopo qualche scambio di battute decisi di spiazzarlo: «ma ho davvero una faccia da bukkake?». Quella battuta probabilmente indirizzò tutti gli eventi delle settimane successive.

«Marco sta scrivendo» era il messaggio che visualizzai sul cellulare, ma per decine di minuti non mi arrivarono messaggi, chissà quante volte avrà cancellato e iniziato a riscrivere da zero.

Non aveva ancora risposto e io continuai ad incalzarlo «ma poi me lo organizzi con chi?», «dove?», «tu lo vuoi organizzare solo o parteciperai anche?».

Probabilmente in quel momento non ero davvero interessata a partecipare ad un evento di quel tipo ma ero curiosa di vedere come reagisse Marco, un ragazzo tanto sicuro fino a qualche giorno prima, ma in quel momento ero io che conducevo il gioco e la cosa non mi dispiaceva affatto.

Finalmente riusci a scrivere qualcosa, ma mi chiese solo se lo stavo prendendo in giro; io risposi «forse, o forse no» e un paio di minuti dopo gli mandai un selfie del primo piano del mio viso con lo sguardo sorridente e un po' malizioso.

Non scrisse più niente fino al mio messaggio del giorno seguente. «allora hai trovato qualcuno?» gli chiesi. Anche qui non rispose.

All'epoca credo mi fossi convinta che Marco fosse solo uno che sparava cazzata e non sarebbe stato in grado di organizzare un bel niente quindi la sera stessa gli scrissi un lungo messaggio per dirgli che avrei accettato di partecipare ad un bukkake (quella volta la parola la scrissi correttamente) se riusciva ad organizzarlo ma doveva rispettare alcune semplici regole:

-non più di 10 persone, lui compreso

-non doveva coinvolgere, per nessun motivo, qualcuno del paesino dove vivevo o che potessi comunque conoscere

-niente sesso con penetrazione, non ero disposta a farmi scopare, anche con eventuali protezioni da degli illustri sconosciuti

-niente telefoni cellulari o qualunque cosa che potesse immortalare quello che sarebbe successo

-doveva trovare lui una location adatta, possibilmente lontana dal mio paese e da sguardi indiscreti

-e l'ultima, forse quella più dura per lui, dopo quell'incontro non ci saremmo mai più rivisti

Questa volta la risposta di Marco non tardo ad arrivare, e sinceramente ne fui abbastanza sorpresa: accettò e chiese due settimane di tempo per organizzare il tutto, raccomandandosi però di dirglielo subito se fosse uno scherzo perché non voleva fare brutta figura con quelli che sarebbero stati i partecipanti.

Non avevo più voglia di scrivere, così gli mandai un vocale audio breve e coinciso «chiamami quando è tutto pronto» e da quel momento non lo sentii per un po.

La mia vita continuò normalmente, la routine casa e lavoro veniva spezzata raramente da un aperitivo con le amiche, avevo praticamente dimenticato quella storia, finché un giorno una notifica comparve sullo schermo del mio cellulare, era lui, e il messaggio diceva «lunedì alle 23 al ristorante Il Granaio».

«Non è un po' tardi per cenare?» gli chiesi, ma la risposta fu immediata «non ti sto invitando a cena!».

Solo successivamente mi spiegò che quel ristorante era di un suo amico e che il lunedì sarebbe stato chiuso per riposo settimanale come gran parte di quelle attività e che quindi quella sarebbe stata la location del mio bukkake.

I dieci partecipanti, come da mia richiesta, sarebbero stati lui, Alessio, il proprietario del locale e altri loro 8 amici con i quali giocavano a calcetto ogni lunedì. Il prossimo lunedì come probabilmente state immaginando non avrebbero giocato, e invece dell'abituale cinque contro cinque avrebbero coalizzato le loro forse per un dieci contro una.

Ero eccitata ed impaurita allo stesso tempo, ripensando a quel periodo credo di aver accettato solo perché in fondo credevo che Marco non sarebbe stato in grado di andare fino in fondo e realizzare questo incontro, ma invece tra pochi giorni tutto sarebbe avvenuto, non potevo più tirarmi indietro, o forse avrei anche potuto, ma una parte di me voleva vedere fino a dove mi sarei spinta.

La notte prima non dormii molto, tante idee mi ronzavano in testa, per esempio non sapevo cosa mettermi, si lo so che che può sembrare una cosa frivola ma sono sapevo proprio come presentarmi. Per quanto avessi visto molti video come ci si veste ad un bukkake? E poi cosa avrei dovuto dire quando li avrei incontrati? Grazie per essere venuti? (ma forse sarebbe stata una frase più adatta prima di lasciarli, scusate il doppio senso). O magari dovevano essere loro a dover ringraziare me? E cosa avrei dovuto fare se avessi scoperto di conoscere qualcuno degli amici di Marco?

Per un momento pensai di mettere una parrucca bionda e degli occhiali da sole scuri anche se tutto si sarebbe svolto in piena notte, però alla fine ero fiera dei miei capelli a caschetto rossi, anche se adesso erano un po' più lunghi, erano il mio orgoglio e non volevo nasconderli. Avevo labbra esili, il naso forse un po' pronunciato, ma nessuno me lo aveva mai fatto pesare, il viso da ragazzina ingenua con lo sguardo un po' da paracula, era forse questa la faccia da bukkake?

La mattina scelsi un vestito blu e bianco, abbastanza corto e attillato, che metteva in risalto le mie «forme», anche se in realtà avevo una struttura piuttosto esile, sembravo una teenager visto anche il mio metro e ottanta voglia di crescere nonostante fossi già vicina ai 30 anni. Scelsi anche un fiocco bianco da legare i capelli che pensavo mi avrebbe dato un'aria un po' più sbarazzina.

La sera Marco mi mandò un messaggio chiedendomi di venire per conto mio, li avrei trovati li ad aspettarmi e che lui non poteva passarmi a prendere perché doveva finire di organizzare le ultime cose.

Quando arrivai era tutto buio, pensai per un momento che fosse stato tutto uno scherzo e che Marco si stesse prendendo gioco di me, ma neanche il tempo di rifletterci su, ricevetti un suo messaggio, mi chiese di passare dalla porta sul retro, che avrei trovato accostata.

In quel momento non ricordo bene cosa provai, forse un misto tra eccitazione e paura, i passi si facevano pesanti, erano soltanto pochi metri ma mi sembrò di non arrivare mai. Stavo per fare una di quelle esperienze che probabilmente mai avrei ripetuto e delle quali sicuramente non avrei parlato a nessuno.

Entrai e chiusi la porta, mi feci strada verso uno stanzone che alla fine si rivelò essere la sala del ristorante, con tutti i tavoli spostati ai lati della stanza per lasciare un grande spazio nel mezzo.

Erano tutti li che mi aspettavano, completamente nudi, o meglio qualcuno aveva solo la t shirt, forse perché si vergognava di non poter mettere in mostra degli addominali scolpiti, qualcuno indossava la maschera, mi ricordo un teschio che di primo acchito mi fece sobbalzare e la maschera dell'uomo ragno un po' più rassicurante come tutti i super eroi.

Vedere delle persone mascherate mi spiazzò un po', ma in fondo ero stata io la prima ad aver pensato do camuffare il mio aspetto per essere meno riconoscibile e in fondo non era vietata dalle regole che avevo stabilito io stessa.

Marco era li in mezzo e sicuramente anche Alessio sebbene non sapessi quale fosse, fui sollevata di non riconoscere nessuno, sebbene non avessi potuto sapere chi si poteva nascondere sotto le maschere.

Ero un po' imbarazzata, sorridevo ma era un sorriso quasi isterico, vederli li tutti nudi, con qualcuno che se lo menava per continuare a mantenerlo duro mi trasmetteva una strana sensazione che non riesco ancora oggi a descrivere.

Marco mi chiese se era come me lo aspettavo, se mi piacevano i ragazzi che aveva coinvolto e tante altre domande di cui adesso non riesco a ricordare niente, ricordo solo che cercò di mettermi a mio agio in quella situazione decisamente insolita.

Alla fine devo dire che erano quasi tutti dei bei ragazzi con il fisico sportivo, solo uno, un po' più in la con gli anni non mi ispirò molto, ma a questo punto non credo fossi nella condizione di poter fare una selezione.

L'atmosfera per fortuna era scherzosa, qualcuno faceva qualche battuta, altri erano in silenzio, probabilmente non ero la sola un po' imbarazzata.

Ero l'unica vestita, e questo per quanto strano si che era imbarazzante, ma i più intraprendenti si avvicinarono presto a me decisi a risolvere quel problema.

Mi sfilarono il vestito dall'alto, rimasi in reggiseno e slip, o meglio il reggiseno probabilmente rimase solo per qualche altro secondo, iniziai a sentire le mani da tutte le parti, in particolare sul mio seno, una terza scarsa ma che ancora puntava all'insù, un'altra delle parti del mio corpo delle quali ero orgogliosa.

Qualcuno guardava incuriosito il piccolo tatuaggio che avevo sotto il seno, spero che mi perdonerete se non ve lo descrivo.

Erano tutti intorno a me, mi sfilarono anche le mutandine, guardai Marco facendo una faccia strana e lui ripeté a tutti una delle regole che avevamo pattuito: «niente sesso con penetrazione!».

Qualcuno avvicino la mano alla mia patatina con il pelo cortissimo, arrivando ad infilare qualche dito, ma decisi di lasciarli fare.

Senza neanche dire una parola mi fecero capire che era il momento di inginocchiarmi: iniziai subito ad occuparmi dei primi due cazzi con la bocca e le mani.

Un ragazzo recuperò una tovaglia e la mise a terra per non farmi stare a contatto con il pavimento freddo e pochi instanti dopo ringraziai a modo mio quel piccolo gesto di gentilezza.

Gli altri si segavano per tenere i cazzi in tiro e a turno cercavano di farsi strada verso di me, con una mano cercai il fiocco che ero convinta di avere ancora in testa, senza aver mai capito quando me l'avessero tolto o dove mi fosse caduto, dopo quella sera non lo trovai mai più, mi piace pensare che qualcuno lo portò via come ricordo della serata.

Succhiavo con foga mentre una parte del gruppo attendeva diligentemente in fila e un'altra cercava di tastarmi ovunque con tutte quelle le mani che sembravano appartenere a centinaia di persone.

Mi davo da fare cercando di soddisfarne due o tre alla volta, e anche se non ce n'era bisogno spesso accompagnavano su e giù la mia testa con la loro mano.

La mano di uno dei partecipanti si fece questa volta un po' troppo invadente, li avevo lasciati toccare, infilare qualche dita, ma adesso stava esagerando, dopo aver iniziato a masturbarmi cerco di allargarmela, sembrava quasi che fosse in procinto di infilarci il suo cazzo, infastidita mi girai di scatto per ricordare di nuovo la regola principale.

Ripresi con passione il mio «lavoro», alternandomi ad intervalli regolari per non trascurare nessuno, vedere il loro viso soddisfatto mi eccitava moltissimo e mi faceva sentire come quelle regine che avevo visto in azione poche settimane prima.

Avevo preso seriamente il mio compito ma non riuscivo più a soddisfare tre cazzi alla volta ma solo due, se le cose vanno fatte, vanno fatte bene mi dissi tra me e me.

Con il passare del tempo la metà del gruppo rimase un po' in disparte, forse già soddisfatta, mentre l'altra metà mi accerchio e mi strinse ancora di più in mezzo a loro: c'erano 5 o 6 cazzi ma non riuscivo a gestirne così tanti tutti insieme.

Qualcuno me lo batteva sulla faccia, quasi per attirare la mia attenzione, o per punirmi perché non mi stavo occupando di lui, ricordo di aver visto una scena simile e di averla trovata molto eccitante. Con la cultura che mi ero fatta poche settimane prima capii immediatamente di essere nel mezzo di una blowbang.

Passavo da un cazzo all'altro ogni pochi secondi, segavo, succhiavo, cercavo di mantenerli tutti in tiro: tutti quei cazzi erano molto diversi tra loro nella forma e nelle dimensioni, l'unica cosa che avevano in comune era la durezza.

Ad un certo punto uno dei ragazzi si avvicinò di scatto, facendosi largo a forza e avvicinando il cazzo alla mia faccia, sborrò improvvisamente anche se mi mancò quasi completamente.

Capii che fu solo un caso isolato e che non fosse arrivato ancora il momento del gran finale e quindi ripresi a stantuffare i presenti imperterrita senza segni di stanchezza.

Il mio impegno iniziava a dare i suoi frutti e con il passare dei minuti i cazzi incominciarono ad esplodere, anche se questa volta tutti riuscirono ad avvicinarsi per tempo, evitando quindi di mancare ancora una volta l'obiettivo.

Non tutti però erano pronti a venire e io con la faccia ricoperta delle prime sborrate continuai imperterrita a succhiarli.

L'epilogo tanto atteso stava arrivando, nei video che avevo visto nella maggior parte dei casi a quel punto si sarebbero messi in fila per sborrare, magari segandosi da soli e presentandosi davanti alla ragazza solo una volta pronti, ma questi ragazzacci pretesero che continuassi a succhiare fino all'ultimo secondo, e io non li volevo deludere.

La sborra mi inizio a finire anche sui capelli e negli occhi, avevo difficoltà a capire cosa stesse succedendo.

Il finale fu proprio come nei video che avevo visto, io sorridente, completamente ricoperta che mi alzavo cavallerescamente aiutata da due partecipanti e gli altri che gridavano e applaudivano.

Il bagno dei dipendenti del ristorante, per fortuna, aveva anche una doccia e riuscii a rimettermi in ordine in breve tempo.

Quando mi fui rivestita più della metà dei partecipanti non c'era più, Marco compreso, gli altri provarono a scambiare qualche parola come se prima non fosse successo niente di particolare.

Rimasi lì solo una ventina di minuti, il tempo di prendere un caffè gentilmente offerto da Alessio e andai via, tornai a casa e mi misi a dormire visto si era fatto molto tardi, e tutto quel lavoro mi aveva distrutta.

Il mattino dopo, o meglio il primo pomeriggio, ero in una sorta di limbo, non capivo bene se quello che ricordavo era solo un sogno o fosse successo davvero.

Una delle prime cose che feci fu quella di bloccare Marco da WhatsApp e tutti i social, decisi anche che non sarei mai passata neanche vicino al ristorante di Alessio che per fortuna si trovava in un paesino distante 15km dal mio nel quale non avevo praticamente nessun interesse.

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