La Mia Schiava Toilette

Informazioni sulla Storia
Come ho reso Martina la mia schiava toilette.
3.1k parole
4.1
21.9k
1
0
Condividi questa Storia

Dimensione del Font

Dimensione Carattere Predefinita

Font Spaziatura

Predefinito Font Spaziatura

Font Face

Carattere Predefinito

Tema di Lettura

Tema Predefinito (Bianco)
Devi Login o Registrati per salvare la tua personalizzazione nel tuo profilo Literotica.
BETA PUBBLICA

Nota: puoi modificare la dimensione del carattere, il tipo di carattere e attivare la modalità oscura facendo clic sulla scheda dell'icona "A" nella finestra delle informazioni sulla storia.

Puoi tornare temporaneamente a un'esperienza Literotica® classica durante i nostri beta test pubblici in corso. Si prega di considerare di lasciare un feedback sui problemi riscontrati o suggerire miglioramenti.

Clicca qui

Uso visitare molti forum, siti e chat online relativi al sesso e alle lesbiche, per incontrare persone simili e capire di più su me stessa. Lì ho incontrato Martina. Lei è 9 anni più grande di me e annoiata nel suo matrimonio, e mentre cercava qualcosa di nuovo voleva coprire come sarebbe stato con una donna.

Ci siamo piaciute subito, eravamo entrambe nuove nella chat (anche se io ero lì da un po' più di tempo) e subito abbiamo iniziato a parlare di quello che piace a entrambe e di come l'avremmo fatto l'una all'altra. Una cosa tira l'altra e presto mi ritrovai le dita sulla passera mentre provavo ad eccitarla.

Martina non poteva o non voleva masturbarsi al computer, ma si assicurava che avessi la mia parte. Era feticista delle tette ed era molto orgogliosa del suo petto, che lei diceva essere una quinta D. Era un po' troppo per me, specialmente da quando mi disse di essere snella e di tenere al suo peso, ma di avere un grandioso "culo latino". Comunque, io ho solo una terza B, e odio gli sport.

A parte questo, lei era molto sottomessa e voleva che la chiamassi la mia "schiava". Lo trovai strano all'inizio, ma sembrava davvero eccitarla, così col tempo ho goduto del nostro piccolo gioco di ruolo.

Un giorno decidemmo di incontrarci di persona. Viviamo a circa 200 km di distanza, era estate ed eravamo entrambe curiose. Quindi stabilimmo una data, una piccolo città, a metà strada tra le nostre case. Martina era già stata lì in passato e suggerì una gelateria nella piazza del mercato. Mi diede un'ulteriore descrizione di se stessa, così avrei potuto riconoscerla. (Al tempo non eravamo a nostro agio nell'inviarci foto). Io dissi soltanto che avrebbe capito che ero io, in quanto avendo i capelli rossi, è facile essere notate.

Quindi guidai verso il luogo del nostro appuntamento e tutto il tempo pensavo a cosa avrei dovuto fare appena l'avessi incontrata. Siamo solo conoscenti? Dopo tutto, ci siamo masturbate tante volte insieme, e lei conosce i miei desideri segreti molto di più di chiunque altro. E io conosco le sue fantasie con la sua amica Cora, o il fatto che lei vuole essere la mia schiava.

Avrei dovuto trattarla come ho fatto in chat? Sarebbe azzardato in pubblico, ma mi fece bagnare solo al pensiero. Infine decisi semplicemente di aspettare e vedere cosa sarebbe successo, ma ero risoluta a non tornare indietro.

Trovai la piazza del mercato (grazie al GPS) e anche la gelateria. Lei era già lì e sembrava un po' nervosa. Indossava un paio di jeans stone-washed stretti e un top bianco che evidenziava il suo corpo con grazia. Non aveva mentito sul suo seno, era bello e grande e ben scolpito. I suoi capelli erano lunghi, lisci e neri, e il suo viso era bello in senso classico, e regale.

Io indossavo solo un vestito giallo e corto con non molto sotto. "Ehi Martina", dissi e camminai verso di lei come se ci conoscessimo da anni. "Come stai?"

"Kat?" chiese e mi guardò incredula. Sorrise. "Grazie a Dio, stavo già pensando..."

"...Che non mi sarei fatta vedere?" chiesi. "O che sono un ragazzo?" rise. Aveva un bellissimo e aperto sorriso, e il suo viso era talmente bello che mi chiesi il perché dedicasse tanto lavoro al suo corpo.

Mi sedetti accanto a lei. Il locale aveva solo qualche altro visitatore, alcune studentesse sedute in un tavolo opposto al nostro, e una coppia seduta all'interno. A parte questo, era vuoto. La cameriera arrivò e ordinai un grande gelato alla crema e cappuccino. Martina bevve il suo espresso e disse che doveva controllare il suo peso. Non mi sono mai preoccupata del peso, quindi me la godetti.

"Puoi avere un po' di crema di passera con il tuo caffè," risi. "Garantita con poche calorie".

Arrossì. Sembrava essere molto più timida nella vita reale che online. "Kat!" rispose indignata, ma non disse altro.

"Come va la vita sessuale?" chiesi.

"Dunque," disse. "Niente di speciale. Per lo più faccio da sola, se ne ho il tempo, quindi non molto bene. Quindi penso a..." si fermò quando la cameriera arrivò con il mio ordine.

Senza far caso a lei continuai: "... a quando mi infili la mano nella fica mentre io mangio la tua?". Questa era una delle nostre fantasie, e Martina voleva sprofondare nel pavimento per la vergogna mentre la cameriera faceva del suo meglio per fingere di non aver sentito nulla.

La ringraziai e iniziai il mio gelato. "Oh Dio Kat," Martina disse. "Sei pazza." Io sorrisi. "Non sai quanto mi eccitano questi pensieri?"

Alzai le sopracciglia. "Non ne ho idea," dissi. "Eccitata quanto me?" Rise di nuovo. "Allora dimmi," chiesi. "Almeno è bello quando vieni così?" .

Si guardò attorno e sussurrò mentre si avvicinava: "Non ne hai idea... L'altra notte, ho fatto una bella e lunga doccia per prepararmi per oggi, e ho pensato alle nostre chat bollenti. E ho pisciato delicatamente sulla mia mano e l'ho strofinata sulle mie tette mentre pensavo a te che lo facevi. Sai mi è piaciuto quella volta". Annuii e ricordai una delle nostre chat, quando entrambe scoprimmo che ci piacevano gli sport acquatici. Lei bevve ancora il suo espresso.

"Allora?" chiesi indicando la tazza. "Crema di passera?"

"Mmmh," gemette. Senza chiedere oltre, sollevai la mia gonna e infilai il lungo cucchiaio da gelato tra le mie gambe. Era freddo e rigido, e allargai le mie labbra mentre lo guidavo dentro la passera. "Kat," Martina sussurrò. "Ti stanno guardando!" Guardai su e le ragazzine dell'altro tavolo stavano ridacchiando e bisbigliando. Girai il cucchiaio dentro di me e lo tirai fuori, tendendolo verso Martina che lo prese in bocca riluttante, ma iniziò a succhiarlo accuratamente. Ancora risatine dall'altro tavolo.

"Dio, mi ecciti," disse. Io sorrisi di nuovo.

"Ci sono i bagni qui?" chiesi alla cameriera mentre passava ancora dal nostro tavolo.

"Dentro," rispose indicando.

"Cosa aspettiamo?" Chiesi a Martina e la guardai dritto negli occhi. Lei mi fissò di nuovo, ma seguì la mia guida. Portai di nascosto con me il cucchiaio dentro la borsetta.

Il bagno era proprio piccolo, solo una minuscola stanza con un lavandino di fronte. Ci strizzammo dentro e chiudemmo la porta dietro di noi. Io afferrai subito le tette di Martina. Lei gemette: "Sono state trascurate per molto tempo." Le tirai il top sotto i seni e li soppesai nelle mie mani con ammirazione. Erano davvero il suo orgoglio e vanto, e aveva ragione. Iniziai a succhiarne uno con piacere. Martina si appoggiò al muro e lasciò che la prendessi, mentre sbottonava i suoi jeans e ci infilava una mano dentro. Afferrai il suo culo sodo mentre tiravo un capezzolo con i denti.

"Ti ho dato il permesso di toccarti, schiava?" chiesi severa.

Martina tirò indietro la mano e disse mite: "No dea, posso?"

"Posso cosa?" risposi.

"Posso giocare con me, padrona?" chiese timidamente.

Morsicai forte il suo seno e schiaffeggiai il suo sedere: "Come diciamo?"

"Posso masturbare la mia fica, padrona?" disse un po' più determinata.

"Tira giù i pantaloni," ordinai. Lentamente si tolse gli stretti jeans lasciandoli cadere sul pavimento. La sua passera era un sogno. Il delicato pelo pubico stava crescendo intorno alla sua vulva, e sotto le sue labbra bagnate luccicavano.

Vide il mio sorriso soddisfatto e disse: "Li lascio crescere solo per te, dea. Così sarai soddisfatta della fica della tua serva." Annuii e la girai verso il muro, per guardare meglio tra le sue gambe. Allora notai che la piccola puttanella non era arrivata impreparata: un bel fallo nero era conficcato saldo nel suo culo.

Lo rigirai e iniziai a muoverlo dentro il suo culo, lei godeva visibilmente. "Oh padrona, sai quanto ho atteso per questo? Non risposi, invece la lavorai ancora con il fallo, quindi lo tirai fuori e lo infilai dentro di nuovo, ancora e ancora, fino a che potei fottere il suo sodo "culo latino" con facilità. Gemette rumorosamente.

"Così ti piace," le sussurrai all'orecchio. "Dritto su per il culo."

"Oh sì, padrona," rispose. "Sono proprio una piccola troia anale che lo vuole sempre nel culo. Il mio sporco buco è lì solo perché tu lo usi." La scopai più forte con il fallo mentre tiravo indietro i suoi capelli e pressavo le sue tette contro le fredde piastrelle del muro. Strillò e mugolò mentre veniva e rimase lì senza fiato, il fallo ancora dentro di lei.

Mi sedetti sul sedile del water e allargai le gambe. "Vieni qui," Ordinai. Sapeva che era il momento e si inginocchiò volentieri sul pavimento di fronte a me. Sollevai la mia gonna e mugolò felice alla vista del mio cespuglio rosso.

"Wow, io..." iniziò a dire quando la interruppi bruscamente puntando uno spruzzo di piscio dritto alla sua faccia.

Lei risucchiò e bevve. Era più eccitante di quanto avessi mai immaginato. Le pisciai addosso, e lei ingoiò felice, come se non avesse mai fatto altro. Mi chiesi se la sua mente fosse più sporca di quanto non volesse far sapere, perché ora era in vena e non aveva limiti. Quello che non poté ingoiare lo lasciò scivolare sulle sue tette, poi gocciolare sul pavimento. Quando ebbi finito, il suo top bianco era inzuppato con una macchia gialla. "Scopami col pugno," dissi.

"Davvero posso, padrona? Mi chiese e si guardò la mano. Aveva alcuni solidi anelli sulle dita e molti bracciali che tintinnavano sul polso.

"Incendia la mia fica schiava," risposi e allargai la mia fica per tenerla aperta. Volevo che guardasse dentro il mio buco, dentro la sorca della sua padrona, alla quale avrebbe dovuto obbedire ed essere sottomessa. Chiuse strette le sue dita e ne spinse la punta sul mio buco. Vi scivolarono dentro facilmente, era ancora bagnato dalla pipì e dalla melma di fica. Mosse le dita lentamente avanti e indietro, andando più in fondo all'interno. I suoi anelli sfregavano dolcemente le pareti della mia vagina e si fermò solo quando le sue nocche e il pollice raggiunsero le mie labbra. Mi guardò un'altra volta, solo per essere sicura, quindi spinse dentro con tutta la sua forza.

Io grugnii un profondo e intenso lamento. Qualcosa di nascosto e animalesco, selvaggio e furioso irruppe dentro di me e si fece sentire con un primitivo e gutturale urlo. Martina mi guardò sorpresa ma le afferrai il braccio e la costrinsi a fottermi più veloce, più forte, senza pietà. Lei spinse più forte che poté e riempì la mia fica come niente prima. Sentivo come la mia fica stringeva intorno alla sua mano, e la teneva stretta, come se provasse a tirarla ancora più dentro sebbene le sue dita avessero già toccato la mia cervice. Martina mi guardò preoccupata e la sentii muoversi dentro di me, rigirandosi, torcendosi, carezzando il mio interno e finalmente trasformarsi in un pugno. Iniziò a boxare nel mio sacco.

Sono venuta. E sono venuta ancora. E ancora. Pensai a come questa vacca sottomessa mi stava sfinendo, a come aveva fatto tutto quello che le avevo detto, a come si rivelò obbediente e come io e solo io potevo farle questo. E sono venuta ancora. L'orgasmo scosse il mio corpo e non notai nemmeno Martina tirare fuori la sua mano. Quando ripresi i sensi, lei stava succhiando il resto del succo di fica dalle mie labbra e strofinava il naso nel mio cespuglio.

Respirai profondamente e mi alzai, raddrizzando il mio vestito mentre lei puliva il pavimento con la carta igienica. Le sue tette dondolavano ancora libere dal suo top e pensai che le preferiva libere così. Quando terminò, le impacchettò di nuovo il meglio possibile. Il top era semi trasparente per il bagnato e I suoi capezzoli si vedevano chiaramente, il che la fece sembrare ancora più appetitosa. Anche se non avevo bisogno del cucchiaio, lo inserii velocemente nella mia passera finché fu coperto di un leggero strato di succo, e quindi lasciammo il bagno.

Pagai alla cassa mentre Martina era già fuori, forse per asciugare velocemente il suo top al sole. Quando la raggiunsi, le ragazze ridacchiavano ancora al loro tavolo; sembrava che non ci avessimo messo così tanto come pensavamo. Passai dal loro tavolo e le guardai eloquente mentre vi lasciai cadere il cucchiaio.

Dalla piazza del mercato andammo a passeggiare verso il fiume. Martina cercò la mia mano e la tenne stretta, passeggiammo mano nella mano lungo la riva. Il tempo era bello, il sole splendeva e pedoni e biciclette ci passavano accanto. Il suo top era ancora piuttosto trasparente, ma questo non sembrava turbarla. Sembrava felice, molto orgogliosa e in pace con se stessa e con il mondo. Mi chiedevo se fosse a causa mia, o perché per una volta era riuscita ad uscire di casa e poteva fare qualcosa di diverso. Sentendo di poter essere in qualunque modo avesse voluto. Perché era come mi sentivo io.

Arrivammo in un punto dove il fiume formava una curva e fluiva piuttosto lento. Un piccolo stagno si distaccava da esso, e alcune persone ci stavano sistemando le barche. Volevamo goderci la giornata così prendemmo una barca e andammo sullo stagno. Martina mi sorrise e si sedette accanto a me e cercammo senza successo di manovrare in una direzione. Alla fine lasciammo perdere e lasciammo andare la barca alla deriva sull'acqua. La presi tra le mie braccia e lei appoggiò la testa sulla mia spalla. Ci sdraiammo nella barca finché non fummo completamente nascoste all'interno. Lei si tolse il top e iniziò a giocare ancora con i suoi seni.

"Ti piacciono le mie tette Kat?" chiese.

"Certo," risposi sinceramente.

"E' molto importante per me" Disse seriamente. "Non sai quanto questo significhi. A scuola tutti mi prendevano in giro perché erano così grandi. E io ero orgogliosa di loro comunque." Mi sentivo tranquilla e allungai un braccio su di lei, cercando i suoi seni. Erano caldi e morbidi. "Vorrei che potessi schizzare su di me," disse improvvisamente.

"Cosa, perché?" chiesi

"Adoro lo sperma," disse. "E' bello sentirlo in me o su di me, annusarlo, assaggiarlo."

Iniziai a carezzarle i seni e dissi: "Posso darti altre cose che puoi sentire, annusare e assaggiare".

Martina gemette di nuovo. "Dio, potrei scopare per tutto il giorno."

Risi. "Dunque, cosa ti trattiene?"

Lei mi guardò: "Ma piace anche a te, giusto? E' molto importante che a te piaccia tutto quello che facciamo."

Risi ancora. "Non ti preoccupare," dissi. Lei sorrise e si sedette. Eravamo arrivate al lato opposto del laghetto e le altre barche erano molto lontane da noi, ma probabilmente potevano ancora vederla seduta in topless. Mi sedetti anche io. Lei si guardò attorno e si tolse i pantaloni, finché fu completamente nuda, il fallo ancora nel suo culo. All'inizio ero imbarazzata, ma poi pensai, " e allora?" e mi tirai su il vestito dalla testa.

Lei mi guardò e sorrise. "Le tue ascelle non sono depilate."

Arrossii. "Non mi piace depilarmi, e sono così sottili che molte persone non li notano neanche," risposi. "Amo i miei peli."

Mi baciò all'istante dritto sulle labbra e disse gentile: "Anche io amo i tuoi peli Kat. Non voglio cambiare nulla di te. Sei un grande esempio per me, lo sai? Sorrisi timidamente. "Li lascerò crescere anche io, Fanculo gli standard di bellezza," disse.

Risi. "Per come conosco noi due, piuttosto ci pisciamo sopra gli standard di bellezza." Martina non disse nulla ma spostò la barca verso una piccola isola erbosa lì vicino. La aiutai meglio che potei.

Quando arrivammo lì, uscimmo dalla barca e camminammo nude attraverso le sterpaglie, fino a che eravamo sicure che nessuno potesse vederci. Quindi lei si girò e mi disse. "Guardami padrona. Tutto questo appartiene a te. Voglio che sia tutto tuo e di nessun altro."

Sorrisi. "Credo di conoscerti meglio e più intimamente di molti altri," dissi. "Questa parte di te mi appartiene."

Rispose: "Oh dea, nessuno mi conosce come te. Nessuno sa le cose che sai tu. Con te posso essere me stessa."

Sorrisi e le diedi un'occhiata dall'alto in basso. Era bellissima, sexy, ben scolpita e desiderabile. E terribilmente naturale. Amavo i peli del suo pube, le sue tette, la sua fica, il suo culo. "Piscia per me," dissi.

Senza esitare allargò le gambe e aprì le sue labbra. Mi chiedevo se fosse possibile pisciare con un fallo su per il culo, quando lei già la stava facendo cadere. Il suo piscio spruzzava per terra davanti alla sua padrona. Cercai la sua fica e lasciai il caldo flusso scorrere sulla mia mano, strofinando poi le dita bagnate sulle sue tette. "Oh padrona," gemette. "Mia dea, tu sai come dare piacere alle mie tette."

Sorrisi e la feci piegare su un tronco d'albero, e mentre la sua fica stava ancora pisciando spinsi le mia dita dentro di lei e iniziai a fotterla. Il suo piscio spruzzò sul mio braccio mentre lavoravo la sua fessura e lei gemeva forte. "Oh Sì," urlò. "Sì padrona, fammelo, usami!" Conficcai due dita dentro di lei e le piegai, così potevo massaggiare la parte con i miei polpastrelli. Sentivo il fallo mentre mi muovevo fuori e dentro di lei. Gemette più forte. "Fottimi forte," ansimò. "Fottimi come la tua troia, come la tua fica schiava."

Le sculacciai il culo con vigore con l'altra mano. "Cosa sei?" chiesi.

"Sono la tua piccolo fica schiava," rispose.

La colpii ancora. "Non ti sento," dissi.

"Sono la tua sporca sconcia schiava!" urlò forte. La sculacciai un'altra volta più forte. Tremò. "SONO MARTINA LO SPORCO BUCO DI FICA SCHIAVA DI KAT!" gridò.

Non avevo idea se qualcuno potesse sentirci, ma il pensiero di lei che urlava la sua eccitazione al mondo mi eccitò così tanto che persi le mie inibizioni e volevo soltanto sfinirla. Brutalmente, conficcai quattro dita dentro la sua fica come in una tasca. Lei spinse indietro contro il tronco mentre le sue tette dondolavano grandi e pesanti sotto di lei. Le schiaffeggiai con una mano, facendole sobbalzare ancora di più.

"Sì, sulle mie mammelle," mi spronò. "Trattami come una sporca puttana da fattoria." Il mio braccio diventava pesante per le spinte e divenni ancora più audace. Tirai fuori le dita e congiunsi strette le mani, allargai i pollici e spinsi tutte le otto dita dentro di lei.

Sentii il suo ansimare, ma lei coraggiosamente spinse indietro. Il suo spacco si allargava e io spinsi il fallo dentro con i miei pollici. La scopai meglio che potei dentro la sua stretta fica e lei poteva solo emettere brutali gemiti e iniziò a sbavare, finché scosse tutto il suo corpo e le ginocchia le cedettero. Le mie mani uscirono da lei, e uno sgorgare di secrezioni si riversò dalla fica.

Mi inginocchiai accanto a lei e la tenni stretta. Tremò e rise incontrollabilmente, baciando le mie mani viscide e sfregandole sulla sua faccia. Baciai la sua bocca appassionatamente, spingendo la mia lingua dentro di lei, sentendo le sue tette contro le mie, tenendola stretta, tremante, felice, stanca e con la mente fottuta.

Quando ci fummo vestite e riportammo indietro la barca, tenne il fallo orgogliosa nella sua mano mentre camminavamo per tornare indietro, come se volesse mostrare che era esattamente sporca e depravata, e molto più di quello che pensava chiunque la vedesse.

Per favore, dai un voto storia
L’autore apprezzerebbe un tuo feedback.
  • COMMENTI
Anonymous
Our Comments Policy is available in the Lit FAQ
Pubblica come:
Anonimo
Condividi questa Storia

Storie SIMILI

Matilde 07 - In Tre Debra, Michele e Matilde fanno l'amore come se non ci dovess.
Matilde 06 - Cena e dopocena Debra invita Matilde a cena con lei e suo marito. Sì, novità.
Matilde 05 - Il Bisogno Di Un Uomo Matilde e Debra continuano il pomeriggio d'amore e di sesso.
Matilde 02 - La Telefonata Inattesa Matilde riceve la telefonata di Debra, sua rivale. L'incontr.
Matilde 01 - Da Sola Dopo una serata infelice Matilde si consola con piaceri soli.
Altre Storie