Ma & Mi

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Due zie focose e meravigliose.
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Ma.& Mi.

Marta & Mimma. Sembra quasi l'insegna di parrucchiere per signora.

No. Si tratta delle mie due zie: una sorella di mio padre e l'altra di mia madre.

Due storie identiche, contemporanee, e coincidenze che, sotto certi aspetti, sono tanto improbabili da sembrare inventate.

Cominciamo col presentare i protagonisti.

Zia Marta, 40 anni portati bene. Snella, non alta, con un aspetto molto gradevole, bruna, capelli ancora nerissimi, come gli occhi. Tratti gentili. A prima vista potresti giudicarla un po' magra, ma ti accorgi subito che è perfettamente proporzionata. Gambe agili, sederino rotondo e guizzante nel vestito, e un paio di prominenti tettine che se lei avesse indossato un reggiseno l'avrebbe scelto di seconda misura abbondante. Ben eretto, per nulla traballante, e spesso sono evidenti due appuntiti capezzolini. Agile, flessuosa, di carattere gioviale, un po' impulsiva, ma questo dipendeva dal suo carattere caloroso, alquanto passionale. Marito professore di greco, calmo, posato, riflessivo, evidentemente controllato, quasi impassibile.

I figli, Elio e Tina, di 8 e 6 anni, simpatici, notevolmente attaccati alla nonna paterna dalla quale non si separavano mai.

Zia Mimma, 35 anni, alta, di belle forme, prosperosa, di quelle che si dicono giunoniche. Capelli castano scuri, lunghi, occhi caffè. Un seno abbondante, diciamo almeno una quarta, ma non antiestetico, ben proporzionato al resto, specie alla provocante rotondità di due splendide natiche. Non riuscivo a comprenderne il carattere. Sembrava ironica, anche scettica, e non capivo se fosse affettuosa o meno, anche verso il figlio, Claudio, di 5 anni, e se avesse amato Luciano,il marito, che l'aveva lasciata vedova, l'anno prima, per lo scoppio di un reattore al quale lavorava come ingegnere chimico.

Poi, ci sono io. Quasi 19 anni, normotipo, bruno, discretamente sportivo ma non atletico. Avviato alle elementari un anno prima del necessario, abbastanza serio e deciso negli studi, tanto che non avevo ancora 18 anni quando mi sono iscritto all'università. Qualcuno, sono certo, mi considerava un tipo alquanto strano, specie le ragazze alle quali non correvo dietro freneticamente, malgrado fossi sempre arrapato. Certe necessità le appagavo con compagnie occasionali.

Siamo alle attese ma noiose vacanze estive.

Zia Marta telefona, dice che il marito, Peppe, presiede la commissione di maturità in un lontano centro siciliano. Lei è in montagna... perché non vado a tenerle un po' di compagnia? Mi farebbe bene la vita all'aria aperta in ambiente fresco, sano, con cibi genuini...

Lo stesso giorno la chiamata di zia Mimma, che sta al mare, nella piccola villetta che il povero Luciano aveva acquistato qualche chilometro da quella dei suoi genitori. C'é posto, e sarebbe lietissima se trascorressi con lei un po' di giorni.

Fu così che le mie vacanze estive vennero suddivise in due soggiorni: prima in montagna, e poi al mare...

D'altra parte, a quel tempo era in questo modo che passava il periodo estivo.

Partenza, dunque, per la montagna. Treno, poi l'autocorriera e, per finire, il calesse.

Un'accoglienza che si potrebbe definire cinematografica.

Zia Marta dinanzi al cancello, radiosa, coi capelli mossi dal leggero vento. Non faccio in tempo a scendere dal calesse che lei dice all'uomo che lo conduce di portare il mio bagaglio in casa e che poteva considerarsi libero. Mi prende le mani, mi fissa un momento...

"Come ti sei fatto bello, Giorgio... che bel ragazzo... che dico... che bel uomo!"

Mi attira a sé, prende il volto tra le mani, mi sorride, come incantata, si alza sulla punta dei piedi e stampa due sonori bacioni sulle mie guance, seguita a guardarmi e questa volta le sue labbra, carnose, calde, umide, poggiano sulle mie... abbastanza a lungo perché un certo brivido mi percorra tutto.

E' spontaneo stringerla forte a me, e 'Pipo' (lo chiamo così da quando ero bambino e anche le mie zie lo hanno sempre indicato con tale nome, specie quando mi aiutavano, piccolissimo, a fare pipì), eccitato come sempre, si strofina decisamente su lei, che sembra non farci caso, e non si allontana.

Cominciamo bene --pensai- non avrei mai immaginato che un bacio di Zia Marta provocasse una tale reazione. Però, era piacevole abbracciarla... E seguitai a riflettere che sarebbe stato un bel tormento starle vicino, vederla di continuo, se questo significava arraparsi da matti.... E lo sfogo?

Zia prese ancora la mia mano, mi guardò di nuovo, appoggiò il peso del suo corpo su una anca, mi sorrise.

"E a me, Giorgetto, come mi trovi? Mi sono ingrassata? Invecchiata?"

La squadrai da capo a piedi, intenzionalmente, con occhio interessato e cupido.

"Sei uno schianto, zietta, sembri una diciottenne... una vera pin-up-girl... se non sapessi che sei sposata ti corteggerei..."

Il suo sguardo era subdolo.

"Perché tu la corte non la fai alle sposate... ma già... io sono una tardona.."

L'attirai a me e l'abbracciai.

"Sei un bocciolo..."

"Adulatore... va... vatti a rinfrescare e se sei stanco puoi fare un riposino... la tua camera è sopra..."

"Una lavata di faccia e mi cambio, ho riposato in viaggio."

"Lungo, vero?"

Annuii, e mi avviai alla mia camera.

Era quasi al tramonto. Mi ricordai dei bambini, Mi fermai, mi voltai.

"E i bimbi?"

"Stanno bene, grazie, sono dai nonni al paese, anche perché si prepara la festa patronale."

Zia mi seguì con lo sguardo.

Malgrado l'altitudine e l'ora, il caldo era abbastanza sensibile, per cui decisi di indossare una camiciola su pantaloncini leggeri. E sandali.

Scesi giù, in tinello.

Zia Marta stava leggendo un libro. Intorno tutto silenzio.

Aveva cambiato abito. Indossava una vestaglia non troppo lunga, con ampio spacco davanti, incrociata sul seno e appena stretta da un cordoncino in vita. Le gambe accavallate lasciavano scoperta parte della coscia. Si chinò per poggiare il libro sul tavolino basso. Mi parve di vedere che non avesse reggiseno. Del resto, erano tettine belle e ben sostenute. Non sproporzionate.

"Allora, Giorgio? Tutto bene? Ho preparato roastbeef con patatine al forno, formaggio fresco, macedonia di frutta e vinello del Collio? O, forse, vuoi un po' di pastasciutta?"

Mi avvicinai a lei, sedetti di fronte.

"Non sono abituato a mangiare pasta di sera, specie d'estate. Va benissimo quello che hai detto."

Mi guardai intorno.

"Ma Rosetta? Non hai con te la tata?"

"No, è andata dai suoi, qui mi aiuta una donna del luogo, qualche ora al giorno."

Sul tavolo al centro del vano, un "petromax" grande illuminava quasi a giorno e qualche altro, più piccolo era negli altri locali (nella camera assegnatami e in cima alle scale). Indicando la luce le chiesi come mai ancora non era giunta l'elettricità. Mi rispose che c'erano sempre difficoltà burocratiche e forti costi economici per la linea di alimentazione e l'allacciamento.

Tese la mano, prese la mia.

"Non puoi ascoltare la radio, ma ho il grammofono a manovella, e tanti dischi... e poi... la penombra... non rende più romantico l'ambiente?"

"La penombra si... ma qui c'è luce sfolgorante..."

"Ti spiace?"

"Tutt'altro... posso ammirarti meglio!"

Mi dette un colpo sulla mano.

"Ma guarda questo discolo, fa il galante anche con la vecchia zia..."

Le sorrisi, con aria complice.

"Ma non me lo hai detto tu che posso fare la corte anche alle...sposate?"

Altro colpo sulla mia mano.

"Va bene, ma non prendermi troppo in giro..."

"Mai stato più serio."

D'improvviso il suo volto divenne serio, mi fissò aggrottando le sopracciglia e fece un profondo sospiro.

"Cosa c'è, zietta?"

Scosse la testa.

"Niente...niente..."

Cercò di tornare a sorridere.

Restammo per qualche istante in silenzio, guardandoci.

In me, dopo la levataccia del mattino e il lungo e macchinoso viaggio, stava facendosi strada una certa stanchezza, sopravveniva il sonno.

Sembrò uscire da un pensiero che la inquietava.

"Allora, Giorgio, come va l'università? Come stanno i tuoi?"

Parlammo di cose vaghe, generiche, indeterminate. Sembrava preoccupata di eludere argomenti che temeva.

La guardavo, sorrideva a scatti, parlava nervosamente.

Allungai la mano, la posi sulla sua, la guardai negli occhi.

"Qualcosa non va, zia?"

Ricambiò la carezza.

"No caro, va tutto bene...benissimo... Che ne dici se andiamo a cena?"

Ci alzammo, andammo nella vasta cucina, dove era tutto pronto.

Lei, prima di uscire dal tinello spense il grosso petromax.

-----

La cena fu ottima, e il vinello del Collio gradevolissimo.

Le chiesi dello zio, il marito.

Strinse le labbra.

Disse che era sempre indaffarato, tra le lezioni all'università, commissioni, convegni, pubblicazioni ma, aggiunse quasi a far comprendere che non aveva nulla da rimproverargli, che era tanto una bravo uomo...

Forse avevo toccato un tasto sbagliato.

L'aiutai a sparecchiare e mettere da parte ciò che la donna di servizio avrebbe lavato l'indomani.

"Sarai stanco, Giorgio, vuoi andare a riposare? Inoltre, questa sera fa abbastanza caldo..."

"E tu?"

"Andrò a leggere qualcosa, sdraiata sul letto, in completa libertà..."

Spegnemmo il lume della cucina, prendemmo quello che ci avrebbe accompagnato. Le nostre due camere erano di fronte, e in ognuna era acceso un piccolo petromax.

Ci salutammo con un bacio sulle guance. Restai a guardare mentre entrava nella sua camera. Aveva veramente un bel corpo!

Mi preparai per la notte: solo i pantaloncini, faceva caldo, se durante la notte si fosse abbassata la temperatura c'era la copertina.

Il sonno si stava impadronendo di me, mi avvicinai al petromax per spegnerlo, ma la chiavetta di sfiato non girava... Forse c'era un altro sistema, ma non riuscii a trovarlo. Meglio chiederlo alla zia, se era sveglia.

Dalla porta non completamente chiusa usciva un raggio di luce. Bussai piano.

"Avanti!"

Entrai.

Era a letto, sulla copertina, con una corta e leggera camicia da notte, stava leggendo un libro.

"Cosa c'è, Giorgio?"

"Non gira la chiavetta del lume..."

"Ah, si, ho dimenticato di dirti che quella funziona alla rovescia... è difettosa... prova"

Girai nel senso indicatomi, si spense.

Era su un fianco, poggiata sul gomito, e la scollatura lasciava generosamente scorgere il seno. Forse era la fantasia, ma quella camiciola mi sembrava che lasciasse intravedere lo scuro del pube... Era veramente eccitante.

"Ora, Giorgio, come fai... al buio?"

Mi ero avvicinato al suo letto.

Si mise quasi supina, con la schiena poggiata sui cuscini.

"Cosa leggi?"

Mi guardò sorridendo.

"Un libro di Pitigrilli, autore vietato dal fascismo... e... un po' osé..."

"Titolo?"

Sorrise enigmaticamente.

"La cintura di castità! Una trama che vorrebbe essere romantica: Il cavaliere Guerrando è costretto a partire per le crociate e lascia la bella Boccadoro, sua sposa. Secondo l'usanza dell'epoca Guerrando applica alla sposa la cintura di castità. Boccadoro è offesa dalla mancanza di fiducia del suo sposo e si lancia sulle sue tracce decisa a recuperare la chiave della cintura. Sono giunta fin qua...."

Sorrisi anche io, malizioso.

"Chissà se c'è qualcuno che ancora oggi segue la stessa usanza, quando si allontana dalla sua donna..."

Dal tono della voce sembrava risentita.

"Non certo nel mio caso!"

"Scusa, zia, non volevo offenderti..."

La voce si raddolcì.

"Ma no, caro... lo so... visto che sei qui, siedi sul letto, da quella parte... facciamo due chiacchiere..."

Girai intorno al letto, invece di sedermi mi sdraiai, addirittura, su un fianco, voltato verso lei. Anche zia si girò dalla parte mia e la scollatura mi gratificò della completa visione delle sue bellissime tettine...

Mi accennò a Pitigrilli, uno pseudonimo, perché l'autore era ebreo, e mentre parlava di problemi di razza, di letteratura e non ricordo bene di cosa altro, la sua mano si allungò verso me e mi carezzò il volto...

"Come ti sei fatto grande, Giorgio...."

Incredibile. Ero accanto a quella bella donna, con l'esibizione di quella grazia di dio... le sue gambe nude fino alle cosce... e... e... senza accorgermene...mi addormentai....

Quanto dormii? Non lo so.

Ad un tratto aprii gli occhi, dovetti pensare un po' per ricordare dove ero... intorno era buio, solo una tenue luce lunare che filtrava dalle imposte. Guardai intorno... la sagoma di zia Marta era a fianco a me, supina, col volto girato dalla mia parte, la camicia molto su, sulle cosce... ma tutto era confuso, forse più immaginato che realmente individuato... Tuttavia l'effetto su Pipo fu immediato!

Allungai pian piano la mano, sfiorai la coscia, proseguii lentamente, sotto la camicia... per dio... eccola... è proprio il folto serico dei riccioli che contornano il sesso di zia... per dio... come sono morbidi... belli... e queste? Queste sono le grandi labbra.... Calde....

La mano di zia Marta prese teneramente la mia e la scostò delicatamente... lasciandola ricadere sulla coscia...

Cosa dovevo fare? Alzarmi? Fuggire? Vergognarmi per quello che avevo fatto?

No --pensai- è stata dolce e garbata, e ha fatto restare la mano sulla sua carne nuda, liscia come la pelle d'una pesca.

Spalancai la mano, carezzai lentamente, amorevolmente... cercando di salire un millimetro alla volta... Sentivo Pipo impazzire... Ecco di nuovo il boschetto delle delizie... e le grandi labbra, turgide... Stupefacente... non mi allontanava... anzi... mi sembrò che le gambe si divaricassero leggermente... oddio... potevo inserire un dito... sentire il caldo umido delle piccole labbra, la carnosità del clitoride... e lei che si mosse appena lo sfiorai... seguitai a carezzare lentamente... inserendomi sempre più nella sua calda e fremente intimità....

Ad un tratto sentii una mano frugare tra le mie gambe, infilarsi prepotentemente nei pantaloncini, abbassarli con gradevole decisione e afferrare il mio palpitante Pipo... le mie carezze si fecero più insistenti... lei, ormai, sobbalzava senza alcun freno, respirava forte, gemeva sommessamente, poi un lunghissimo oooooooh, e una serie di sussulti incontrollati, mentre la sua mano non cessava di carezzare Pipo e lui la ringraziò a modo suo... con una lunga e violenta serie di spruzzi caldi e violenti...

Era buio, non si vedeva niente, ma dovevo aver impiastricciato tutto. La mano di zia Marta era ancora serrata intorno a Pipo che, tra l'altro, non accennava a sgonfiarsi... Mi mossi appena, cercai di sfilarmi del tutto i pantaloncini e con quelli tentai di asciugare un po' della vischiosità che era sparsa dappertutto.

Zia marta lasciò... la presa, capii che si muoveva anche lei, ma non sapevo cosa facesse...

Ad un tratto, la sentii accanto a me, che si stringeva al mio corpo... era nuda... perdio...nuda... avvertivo il suo corpo la sua carne soda e carezzevole... mi prese il volto tra le mani e mi baciò ardentemente sulle labbra, con la sua linguetta che guizzava come impazzita, cercava la mia, la carezzava....

Inutile dire la reazione di Pipo... più pronto e risoluto che mai...

Zia Marta avvicinò la bocca al mio orecchio..

"Sei un incanto, bambino mio.... Una cosa deliziosa... paradisiaca... hai visto che non ho la cintura di castità?"

Premeva il suo grembo sul mio pube, con Pipo stretto tra lei e me...

Cercai di essere spiritoso.

"Veramente, zietta, lo dici tu che non hai la cintura..."

Un forte colpo del suo ventre.

"Sciocco... non senti?"

Seguitai a fare lo gnorri.

"Cosa?"

Si spostò completamente su me... riuscii ad afferrarle una tettina e a baciarla a suggerle il lungo turgido capezzolo...

"Aaaah... mi fai impazzire... e senti... allora...."

Prese il glande, divaricò le gambe, si mise a cavalcioni sorreggendosi sulle ginocchia....

"Senti....."

Portò il glande all'orifizio della sua vagina calda e bagnata... con lentezza esasperante e nel contempo voluttuosamente eccitante si impalò, accogliendolo in sé, con indescrivibili contrazioni dei muscoli vaginali carezzanti e mungenti appassionatamente Pipo che non credeva a quanto stava accadendo.

Avevo le mani sui suoi fianchi... Non riuscivo a scorgere bene le sue fattezze, ma sentivo il suo respiro, la voce roca...

"La senti... sciocchino... la senti... oddio...com'è bello... meraviglioso... sto già per... ma non è possibile... non finisce mai... eccomi amore... eccomi...."

Si dimenava sempre più animatamente.... Con spinte che facevano battere il glande nel fondo della vagina... e seguitava a gemere, sempre più in fretta, come un roco mugolio in crescendo, fu sconvolta da un orgasmo incontrollabile e interminabile... era sudata.... Le mie dighe si aprirono di nuovo e non immaginavo che avessi ancora tanto da spandere in lei....

La sentii percorsa da un fremito lungo tutto il corpo che si ripercuoteva deliziosamente nel suo grembo... Pipo era spremuto fino all'ultima goccia, agguantato voluttuosamente, come per impedirgli di sgusciar via...

La voce di Zia Marta era gutturale....

"Oooooooooh... questo poi.... oooooooooh.... mai provato.... oddio.... mi invade tutta.... che balsamo.... che ristoro.... ooooooooooh!"

Si abbatté su me, sempre fremente e mi baciava impetuosamente sulla bocca, sugli occhi...

Restammo così, a lungo. Le carezzavo la schiena, le natiche tonde e sode, le palpava, impastavo, e sentivo il suo ventre premere sul mio e la sua vagina stringere forte Pipo.

"Sei inesauribile, Giorgetto... sei bellissimo... non immaginavo che sarebbe andata così... ti piaccio?"

"Da morire!"

E la strinsi forte.

"Chissà cosa penserai di tua zia, una maniaca, una immorale.... e forse non crederai che fino ad oggi non conoscevo altro uomo che mio marito..."

"Pentita?"

"Che dici, sciocco..." --e giù una stretta a Pipo- "...come potrei esserlo dopo la inimmaginabile sensazione che mi hai donato... mi hai fatto conoscere il paradiso..."

Si poggiò su un gomito, si mise da un lato, al mio fianco. Era ancora buio, solo la luce debole dell'alba... sembrava estatica, coi lunghi capelli sciolti, il volto sudato, e anche in quella penombra i suoi occhi risplendevano...

"...non muoverti, Giorgio, torno subito..."

Così, completamente nuda, andò nello stanzino accanto, il bagno.

Io m'ero levato in piedi, ero vicino al letto.

Apparve sorridente, i capelli visibilmente riordinati, il volto non più sudato. La luce era aumentata nella camera. Quelle tettine mi facevano impazzire, e il folto boschetto tra le sue gambe che certamente aveva lavato e asciugato... Non coglievo nessun segno di depilazione... tutto splendidamente naturale...

Al solo vederla Pipo alzò rapidamente la testa, l'ingordo che dopo il pasto ha più fame che pria! Ricordi danteschi. Sorrisi.

Zia Marta si avvicinò al letto, mi guardò con espressione compiaciuta, dette una rapida stretta a Pipo, salì sul letto, in ginocchio, forse per sdraiarsi, ma quella posizione con le incantevoli e straordinarie natiche rivolte provocantemente verso me era troppo eccitante, stuzzicante... la presi per i fianchi e la tirai verso me, che ero ancora in piedi, mi posi tra le sue gambe, divaricai delicatamente i glutei... apparve il suo roseo buchetto e, più giù, la meravigliosa entrata del più inebriante giardino di delizie che avessi mai potuto sognare...

Pipo si piazzò subito in quella valle delle beatitudini e andò a bussare alla porta della voluttà... con una mano le titillavo un capezzolo mentre l'altra vellicava il clitoride.

"Oddio, Giorgetto, ma cosa fai....?"

"Avvicinati a me.... O... non vuoi?"

Nel contempo Pipo aveva guadagnato un po' di strada e accolto da un meraviglioso calore e dalle sensuali contrazioni del suo sesso...

Spinsi ancora... si avvicinò a me... ormai non potevo andare oltre...

Carezze alla tettina e al clitoride si ripercuotevano in lei... cominciai a stantuffare, con vigore crescente, con sempre maggiore energia, quasi selvaggiamente... e le mani palpavano, impastavano, tormentavano.

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