Mia moglie Laura. Capitolo 02

Informazioni sulla Storia
Laura e il marito entrano in un locale notturno
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Nei giorni seguenti riprendemmo la solita routine: lavoro, faccende domestiche e poco tempo per fare o pensare ad altro.

Il mio lavoro, purtroppo, non andava benissimo e questo si rifletteva sul mio comportamento a volte ombroso e taciturno.

Laura si preoccupava molto di questo e, da moglie premurosa, cercava di fare di tutto per alleggerire la situazione.

Quando mi chiese se c'era qualcosa che poteva fare per me, mi venne in mente la bella serata di qualche giorno prima e le proposi di ripeterla.

Come la volta precedente, non disse niente, ma la sera che le avevo chiesto di uscire, la trovai in casa abbigliata come piaceva a me: gonna sopra al ginocchio, stretta, che metteva in risalto le sue forme, una camicetta bianca leggera e scarpe col tacco.

Mi avvicinai a lei e le tirai su la gonna fin sopra il sedere.

Laura si lasciò fare.

Indossava calze autoreggenti.

Questa volta però le sfilai gli slip che aveva.

"Fermo... cosa fai..." protestò lei.

"Voglio che ti metta questi", dissi io, tirando fuori da un cassetto una mutandina nera a perizoma che le avevo comprato e che lei aveva sempre rifiutato di mettersi.

"Ma mi si vede tutto...", disse lei.

"Dai... mettile", insistetti.

E così Laura, di controvoglia, le indossò.

"Mi danno fastidio...", non mi sento a mio agio, disse una volta che le ebbe indossate.

"Dai, stai benissimo", tagliai corto io uscendo dalla stanza.

Dopo qualche minuto uscì anche lei.

"Come sto?", mi chiese quasi con apprensione.

In effetti, ammirando da dietro il fondoschiena di mia moglie, notai che sotto il tessuto leggero della gonna, poteva intravvedersi la forma accennata del perizoma. Ma non glielo feci notare.

"Sei perfetta", dissi preparandomi ad uscire.

Ci dirigemmo verso la città, dove la serata cominciò con una buona pizza e un bella bottiglia di vino, che mia moglie bevve insieme a me.

Una volta usciti, visto che era ancora presto, girai un po' in macchina.

Eravamo entrambi un po' allegri, forse per il vino.

Arrivati in periferia, scorsi un locale con una insegna rossa.

Doveva essere una sala da ballo aperta da poco. Mi fermai.

"Cosa fai?", mi chiese Laura.

"Dai andiamo a vedere...", dissi io indicando il locale.

Mia moglie non era molto convinta.

"Ma dai...", feci io, "E' sabato e Luca è tornato all'università".

E così, con riluttanza, mia moglie scese dall'auto.

Ci avviamo verso il locale.

"Sai da quanto tempo non entro in una discoteca?", fece Laura, fermandosi a pochi passi dall'entrata.

"Bè, nessuno ti dirà niente per questa tua assenza", dissi io con tono scherzoso.

All'ingresso c'era un energumeno che ci squadrò dalla testa ai piedi.

Una volta dentro, mi guardai un po' in giro.

Il locale era molto ampio, luci soffuse, tappezzeria rossa un po' dappertutto.

Non molta gente, un grande bancone del bar in fondo e tavolini e divanetti sparpagliati un po' dappertutto.

Feci levare lo spolverino a mia moglie e ci dirigemmo verso uno dei tavolini.

"Cosa prendi?", chiesi a Laura che nel frattempo si era accomodata.

"Non so, fai tu...", mi disse guardandosi attorno.

Così mi diressi verso il bancone del bar.

Notai che il locale aveva diversi separé, che nascondevano altre sale, per cui il posto doveva essere più grande di quello che sembrava.

La gente non era di certo giovanissima, anzi vidi parecchi uomini di mezza età e oltre.

Di donne ne vidi poche, a parte diverse ragazze che immaginai dovessero lavorare per il locale, decisamente poco vestite.

C'era una pista da ballo, dove queste ballavano ammiccando a gruppi di clienti che stavano attorno.

A un certo punto sentii due persone di una certa età che parlavano tra loro.

"L'hai vista quella?", disse uno dei due all'altro indicando inequivocabilmente il tavolino dove era seduta mia moglie.

'Mmmm... proprio una bella troia", disse con interesse l'altro.

Le sue parole mi fecero quasi sobbalzare, ma al posto di redarguirli, non riuscii a fare altro che star fermo e continuare ad ascoltarli.

'Fammi andare da lei, prima che l'abbordi qualcun altro" disse quello dei due più intraprendente.

Così lo vidi dirigersi verso mia moglie, presentarsi e parlare per qualche secondo.

Poi tornò indietro.

"Ha detto che è già accompagnata, stà zoccola...", riferì il tipo all'amico con disappunto.

Fui solleticato da un senso di gelosia mista ad eccitazione.

Mi diressi verso Laura.

"Cosa voleva quel tipo?", le chiesi.

"Ma niente", disse lei, "mi ha inviato a ballare..."

"Dai, andiamo a fare 4 salti", dissi.

"No, dai... non è il caso", fece Laura.

Ma io insistetti e prendendola per il braccio la feci sollevare.

Laura mi seguì controvoglia, a piccoli passi, cercando di stirarsi verso il basso la gonna che nel frattempo si era sollevata.

Portai mia moglie al centro della piccola pista da ballo, occupata da diverse ragazze e da alcuni uomini e iniziammo a muoverci al ritmo della musica e sotto le luci soffuse del locale.

Tutto attorno gruppetti di maschi guardavano interessati verso la pista.

Un paio di ragazze si misero a ballare vicino a mia moglie che sembrava impacciata. Di sicuro anche lei aveva notato gli sguardi che molti dei maschi del locale gli lanciavano.

Dopo un po' ci spostammo verso il bar.

"Buonasera", mi disse un signore sulla sessantina, "mi chiamo Andrea e sono il proprietario del locale."

Sembrava una persona distinta e così anche io e mia moglie ci presentammo.

Ci invitò a sederci ad un tavolo insieme a lui. Mia moglie mi lanciò un'occhiata perplessa.

Non gli andava molto l'idea di sedersi a quel tavolo, tuttavia all'invito di Andrea, dopo un attimo di esitazione, risposi con un sorriso e feci accomodare Laura.

Mentre mia moglie si impose un sorriso di circostanza, Andrea si fece portare una bottiglia di champagne.

Parlammo per diverso tempo, la conversazione era abbastanza piacevole e sia io che Laura lo ascoltavamo con un certo interesse.

Sembrava che avesse girato mezzo mondo e conosciuto un sacco di persone.

Nel frattempo non mancava di continuare a versare da bere sia a me che a mia moglie, alla quale lanciava delle occhiate molto profonde.

Ebbi come l'impressione che la stesse valutando, mentre il suo sguardo si appuntava a volte sul suo seno, a volte sulle sue gambe.

"Lasciate che vi mostri un'altra parte del locale", disse a un certo punto.

E così ci sollevammo e lo seguimmo.

Varcammo una porta nascosta da una pesante tenda rossa.

All'interno, l'ambiente era più ovattato, le luci più soffuse e la tappezzeria rossa.

Ma la cosa che balzava subito all'occhio erano le ragazze decisamente più svestite.

Si aggiravano su tacchi osceni e con minigonne vertiginose.

Laura mi guardò con area preoccupata, "ma dove siamo capitati?", mi sussurrò.

"Venite", disse Andrea e ci fece accomodare su un divanetto davanti ad una specie di palchetto.

Mi guardai attorno.

Seduti su sedie, e poltroncine c'erano numerose persone, soprattutto signori di mezza età che lanciavano delle occhiate verso Laura mentre bevevano un drink.

Ad un certo punto un tizio salì sul palco ed annunciò il nome di una certa Susy, evidentemente già nota nel locale, poiché la notizia fu accolta da applausi e qualche fischio.

Subito dopo, la tenda dietro al palco si aprì e ne uscì una bella ragazza al ritmo di una musica sensuale.

La ragazza iniziò il suo spettacolo di striptease.

Con movimenti lenti e sensuali si abbassò le spalline del vestito che scivolò a terra, rimanendo in reggiseno e perizoma su dei tacchi vertiginosi.

Poi fu la volta del reggiseno.

Ad ogni pezzo di vestito che si levava gli applausi e le grida del pubblico si sprecavano.

Mia moglie, invece, si irrigidì e mi guardò di traverso.

Quando infine la ragazza si sfilò le mutandine gettandole tra il pubblico che commentava rumorosamente, Laura si alzò e andò via.

La seguii, continuando a guardare la ragazza completamente nuda che continuava a muoversi sul palco.

Ci raggiunse anche Andrea.

"Non mi dica che non ha mai visto uno spogliarello", disse rivolgendosi con aria di finta meraviglia a mia moglie.

"Non è il genere di spettacolo che preferisco", rispose lei.

"Peccato" disse Andrea.

"Comunque adesso dovremmo proprio andare", fece Laura guardandomi.

"Certo, ma naturalmente dovrete prima pagare il conto" disse Andrea e con un cenno chiamò un cameriere che con solerzia mi passò un foglietto.

Lo lessi e sgranai gli occhi. Oltre ai nostri drink ci avevano addebitato le bottiglie di champagne che avevano aperto al tavolo di Andrea. La cifra era astronomica.

"Ma io non ho tutti questi soldi!", dissi con veemenza, "... e le bottiglie di champagne"

"Cosa?", volle sapere Andrea serio.

"Bè pensavo che ce le aveste offerte", dissi io.

E lui, ancora più serio: "Qui non siamo soliti offrire niente".

"Ma noi non abbiamo tutti questi soldi!", fece Laura leggendo il bigliettino.

"In questo caso sarò costretto a denunciarvi", disse serio Andrea.

Pensai al fatto che facevamo già fatica a pagare i nostri debiti con la banca e una cosa del genere proprio non ci voleva.

"Senta", dissi, "non è il caso di denunciarci."

Lo sguardo di Andrea si ammorbidì.

"Forse potremmo trovare una soluzione", disse facendo un cenno con gli occhi verso il palco.

Non capii subito.

"La signora salirà per qualche minuto su quel palco", si spiegò meglio Andrea.

"Ma lei è ammattito!", rispose mia moglie con orrore.

Rimasi senza parole per quella proposta indecente.

Andrea fissò prima me e mia moglie per qualche secondo.

"In questo caso, vi denuncerò", e così dicendo fece per girarsi e allontanarsi.

"Aspetti!", dissi io, "cosa dovrebbe fare Laura?"

Andrea si fermò e mi guardò.

Poi disse: "Nulla di che, solo salire sul palco per qualche minuto e seguire le indicazioni che riceverà"

Mia moglie guardò prima me e poi lui con stupore misto a rabbia.

"Senta, mi faccia capire, cosa dovrei fare?", chiese.

"Si tratta solo di mostrarsi un po'" tutto qui.

"Dopotutto lei è una donna molto bella che non passa di certo inosservata", fece Andrea con calma soffermandosi con gli occhi sulle forme del suo seno.

"Non potrei mai farlo!", rispose con fermezza Laura.

"Andiamo...", disse Andrea, "è questione di qualche minuto. Sale lassù, fa qualche passo, qualche giravolta, fa felici i miei clienti... e me", disse Andrea.

"No!" rispose Laura.

"In questo caso, o mi saldate subito il conto, o non posso fare altro che denunciarvi", disse Andrea voltandosi.

"Aspetti!", dissi io guardando mia moglie.

"Paolo, non penserai sul serio che io possa...", fece Laura fissandomi a sua vota.

Non riuscii a dire nulla.

"E' imbarazzante... non l'ho mai fatto... ", disse Laura con tono sommesso.

Andrea intuì di aver vinto la riottosità di mia moglie e la mia.

"Non si preoccupi, si lasci guidare e andrà tutto bene", detto questo fece un cenno a una persona poco distante da noi.

Si fece avanti una donna sulla cinquantina, vestita in maniera volgare.

Andrea le bisbigliò qualcosa all'orecchio e lei, con un mezzo ghigno stampato sul volto prese per un polso mia moglie e l'accompagnò verso la tenda che delimitava il palco.

All'inizio Laura non si mosse, poi, con ritrosia si lasciò guidare per il braccio dalla donna.

Un ultimo avvertimento di Andrea, stavolta rivolto a Laura in tono più duro: "Faccia esattamente ciò che le viene detto".

Vidi mia moglie scomparire dietro la tenda, quasi trascinata dall'altra donna, mentre mi rivolgeva un ultimo sguardo supplichevole.

A questo punto Andrea si voltò verso di me e disse semplicemente: "si goda lo spettacolo", dopo di che si avviò verso il palco.

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