No Strings Attached

Informazioni sulla Storia
Chi non ha mai fantasticato su una collega di lavoro?
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Parte 1 della serie di 2 parti

Aggiornato 06/08/2023
Creato 03/21/2017
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Un figura slanciata, due gambe vertiginosamente lunghe, un sedere da urlo, generoso e rotondo, il ventre piatto, i seni piccoli e svettanti, capelli mossi a incorniciare un viso intelligente e spiritoso.

Silvia.

Marco era sensibile al gentil sesso da quando aveva coscienza dei suoi primi impulsi.

Poche storie nel suo bagaglio personale e un appetito inestinguibile che faticava a reprimere e che un matrimonio precoce alimentava.

Era nuovo a lavoro, fresco di studi e pieno di ingenuità. Silvia aveva una quindicina di anni più di lui, una veterana dell'azienda, con un lungo rapporto finito in pezzi ormai alle spalle, e un lento percorso di recupero del sé che l'aveva condotta ad essere quel magnifico esemplare di donna che ingolosiva gli uomini e ingelosiva le donne.

Una donna disinibita, pienamente cosciente del suo intimo essere e relativamente in pace con sé stessa tanto da trasmettere una netta impressione di sicurezza a chi non la conoscesse meglio. Una femmina di uomo che aveva abbandonato i dogmi sociali del divieto e del dovere per abbracciare una filosofia di vita fatta di amore e consapevolezza, di sensualità e spiritualità.

Marco percepiva tutto questo, respirava inconsciamente il suo profumo di donna e cadeva nel campo di gravità emanato dalla sua bella collega.

Non era insensibile al fascino delle sue coetanee e alle quotidiane lusinghe che riceveva da loro al lavoro, ma nessuna di esse poteva essere paragonata a Silvia.

Marco da tempo sognava di incontrare una donna che fosse priva delle paure, angosce e insensatezze delle ragazze della sua età, che avesse invece la maturità di vivere in pieno senza recitare una parte, senza aspettative ridicole e che godesse dell'amore con spontaneità e gioia.

In una parola: Silvia.

Era perfetta, desiderabile come poche, e Marco non poteva evitare di alzare lo sguardo verso di lei ogni volta che la vedeva alzarsi dalla scrivania e attraversare l'ufficio con il suo passo felino e provocante, ipnotizzato dal movimento ondulatorio delle cosce tornite.

I suoi occhi, incuranti del rischio di farsi scoprire, indugiavano oltremodo sulle natiche sontuose della sua musa e la sua fervida fantasia lo portava a sognare di essere immerso in quel lussureggiante delta di Venere, intento ad abbeverarsi alla fonte della vita, come un assetato a cui si dà da bere il più dolce dei nettari.

Nei suoi sogni ricorrenti si aprivano scenari torbidi e viziosi, alle sue necessità veniva dato ascolto e le sue voglie placate.

Marco, nonostante fosse a stretto contatto con Silvia, e quasi ogni giorno riuscisse a ritagliarsi qualche minuto per chiacchierare con lei durante la pausa caffè, trovava una immensa difficoltà nel dichiararsi, nel farle capire cosa davvero pensava di lei.

Una difficoltà che era legata alla sua atavica timidezza, alla paura del giudizio che la società riserva agli adulteri e al suo senso morale convenzionale che rivaleggiava con lo spasmodico desiderio di possedere la donna che aveva rapito la sua serenità.

Nei brevi momenti in cui era da solo a casa, prima che la moglie rientrasse dal lavoro, si ritrovava a masturbarsi furtivamente, sognando di avere di fronte la sua personale dea del sesso. Con la sua lei immaginaria sfogava e appagava temporaneamente le sue voglie, venendo copiosamente e più volte di seguito.

Raggiunta la spossatezza fisica, subentrava il senso di colpa, che lo faceva ricredere sulla solidità di quel desiderio di evasione che lo tormentava ogni volta che incrociava Silvia con lo sguardo. Ciononostante, ogni giorno il rituale era il medesimo: steso sul letto, la mano faceva il suo dovere e placava i suoi bollenti spiriti.

Passavano i mesi e le occasioni propizie a una confessione si ripresentavano regolarmente, ma il blocco interiore restava e impediva a Marco di risolvere la sua ossessione.

Silvia, donna libera da legami, sembrava esitare, come se intuisse l'intimo dilemma che affliggeva il giovane collega e aspettasse che fosse lui a farsi avanti, e a decidere cosa dovesse avere la precedenza, il desiderio o il giudizio. Questa era almeno l'impressione che ne ricavava Marco, che si prefigurava innumerevoli dialoghi e scenari alternativi, cercando di trovare quello più adatto a rompere il ghiaccio.

Le stagioni si susseguivano, e se la primavera aveva accresciuto le voglie inconfessabili di Marco, l'arrivo dell'estate rappresentò il colpo di grazia sulla sua capacità di resistenza.

Ingrid, sua moglie, sarebbe tornata in Germania in visita ai genitori per buona parte del mese di agosto, lasciando Marco solo a casa e ignorando quanto il marito non fosse ormai più padrone del suo destino.

Al lavoro molti colleghi erano ormai in ferie e tra i pochi rimasti vi erano proprio Silvia e Marco, costretti a sfiorarsi con lo sguardo per lunghe e frustranti giornate in azienda.

Fu in quei primi giorni di agosto, anche grazie al maggiore tempo libero di cui gli impiegati godevano in estate, quando la produzione e il lavoro calava drasticamente, che a Marco venne il coraggio di farsi avanti.

La solita prolungata pausa caffè, i convenevoli di sempre, le frecciatine, le allusioni velate al sesso, alternate a banali discorsi sui colleghi, fino al punto di svolta ...

M: " Senti ma perché non andiamo a berci qualcosa stasera, dopo il lavoro? "

S: " Mi sembra un'ottima idea, mi fa piacere che tu l'abbia proposto. Hai in mente un posticino carino dove andare? "

Convennero di ritrovarsi in un parcheggio scambiatore verso le 19 di quella sera stessa, dandosi giusto il tempo di rinfrescarsi e cambiarsi d'abito.

Marco era particolarmente nervoso, come non lo era stato da anni, quando era ancora uno studente universitario e si godeva i bei tempi delle uscite con le colleghe di corso e le limonate dure sulle spallette dei lungarni di Pisa, la città dove aveva studiato.

Marco ne conosceva bene i meandri e i localini appartati, e sapeva dove andare senza il rischio di incontrare vecchie conoscenze, né tanto meno qualche collega di lavoro.

Il suo invito a uscire era stato accettato subito, senza battere ciglio, come se la sua bella collega non vedesse l'ora che lui si facesse finalmente avanti. Silvia l'aveva guardato con un'aria birichina, un guizzo negli occhi come di chi stava assaporando in anticipo ciò che sarebbe seguito.

All'arrivo dell'auto di Silvia lui si fece avanti, eccitato e curioso di sapere quale fosse la tenuta che la collega aveva scelto per torturarlo, quella sera.

La porta della vettura si aprì e ne uscì con fare sensuale quel corpo di sirena, gambe chilometriche che terminavano in una minigonna di jeans e stivaletti leggeri ai piedi, una t-shirt attillata e la chioma da leonessa a incorniciare un viso abbronzato impreziosito da un trucco leggero e discreto.

Breve resoconto delle reazioni di Marco, nell'ordine : temporanea afasia seguita da un afflusso anomalo di sangue nella zona del bacino ...

Si scambiarono un bacio sulla guancia, e nel farlo avvicinarono pericolosamente le labbra l'uno all'altra, come spinti da un segreto magnetismo.

Silvia era radiosa, il suo colorito olivastro esaltava le sue forme e sul volto spiccava un sorriso malizioso che diede a Marco piccoli brividi di piacere lungo la schiena.

S: " Che dici, prendiamo la mia? "

M: " Per me va bene, ho in mente un posticino a Pisa dove potremmo andare "

Saliti in auto, dopo solo qualche minuto Silvia sollevò la minigonna con la scusa di sistemarsi meglio sul sedile di guida. Marco non poté non dirigere lo sguardo verso il ventre della collega per notare, con sorpresa e eccitazione, che non portava alcuna biancheria intima!

Quale stupenda visione : il suo pube era perfetto, perché, a differenza di tante donne che avevano preso l'abitudine di radersi integralmente o quasi le parti intime, Silvia aveva mantenuto la naturale peluria scura, diffusa e curata, che Marco riusciva a intravedere e che lasciava solamente indovinare le labbra e la clitoride al di sotto.

Doveva essere passato un minuto buono quando l'ipnosi di Marco fu interrotta.

S : " Ti piace quello che vedi? "

M : " S-si, è bellissimo ... posso toccare? "

S : " È tutto tuo, vieni. "

Silvia, senza perdere di vista la strada, prese la mano sinistra di Marco e la poggiò sul pube. Lui, senza aspettare istruzioni, comincio ad esplorare quel delta di Venere che tanto aveva sognato. La sua mano ne saggiava la forma, apprezzava la morbidezza del pelo, i contorni carnosi delle labbra, la sporgenza della clitoride.

Lei si stava bagnando, e Marco cominciava a sentire con forza il suo odore di donna.

Silvia aveva allargato il più possibile le cosce e Marco colse subito l'invito infilando delicatamente un dito della mano destra nella sua fica, mentre la sinistra continuava il suo lento ed estenuante lavoro di stimolazione delle parti esterne di quel magnifico sesso.

I sempre più ravvicinati gemiti di piacere di Silvia si univano al deciso e inebriante odore dei suoi succhi vaginali nel formare un'atmosfera che si stava scaldando oltre ogni aspettativa iniziale. Marco decise che era arrivato il momento di intensificare il ritmo e inserire un secondo dito nel sesso della collega.

Silvia, nonostante l'evidente eccitazione, riusciva a mantenere una concentrazione sufficiente sulla guida, anche perché la strada era poco frequentata e, per lo più, rettilinea. L'azione combinata delle mani di Marco e la sua assoluta dedizione al piacere della collega stavano facendo effetto, perché i gemiti leggeri si erano trasformati in ansimi profondi, che a loro volta divennero grida di piacere. Marco si rese conto che il momento era arrivato e acceleró nuovamente il ritmo cercando di fare arrivare Silvia al piacere il prima e il più intensamente possibile, fino al punto in cui lei emise un urlo più lungo e intenso dei precedenti, contrasse i muscoli del suo corpo per poi rilasciare il piacere che era montato dentro di lei come il latte dimenticato sul fuoco.

Le mani di Marco erano copiosamente impregnate dei succhi vaginali di Silvia, che nel frattempo aveva riguadagnato una certa compostezza e volgeva lo sguardo al collega con occhi pieni di passione e ringraziamento. Lui, con fare sensuale, mentre lei lo fissava ancora, portó entrambe le mani verso le narici per inspirare l'odore inebriante emanato dalla vagina della collega, e leccò con gusto le dita bagnate dei suoi succhi.

Silvia era raggiante : " Ffff! È stato mooolto bello, Marco ... devo dire che ci sai davvero fare con le mani, era da tanto che sognavo di venire così ... dove hai imparato? "

Marco, con un sorrisetto tra l'innocente e il malizioso : " Non lo so, sarà stato lo studio del pianoforte che le ha rese forti e delicate allo stesso tempo ".

Nel frattempo, erano praticamente arrivati a destinazione. Parcheggiarono nei pressi del locale dove erano diretti e uscirono dall'auto.

Quasi senza accorgersene, forse spinti dall'intensità dell'esperienza che avevano appena provato e dal senso di vicinanza che il climax erotico aveva favorito, le mani si cercarono istintivamente, stringendosi con forza, e si incamminarono come fossero una coppia, mano nella mano.

Il locale scelto era un bar a rum, con una fila di tavolini appartati in una parte della sala più scura e intima, che favoriva l'intimità, e uno spazio dedicato a chi volesse ballare sulla musica sudamericana.

Visto che la serata si preannunciava calda e lunga, i due scelsero uno dei tavoli più nell'ombra e decisero di cominciare con diversi shot di rum e pera. Al terzo, Marco perse definitivamente qualsiasi residuo freno inibitore e, in maniera molto ostentata, un po' per intenzione, un po' per effetto del rum, si tolse la fede e la mise nel portamonete, mostrando poi il dito nudo alla compagna : " Stasera ho deciso che sono in libera uscita e pronto a tutto per conquistarti e farti mia ".

S : " Sono già tua, ogni parte di me ti appartiene, basta solo che allunghi una mano ".

La mano destra di Marco andò ad esplorare il fondoschiena divino e la sinistra i seni della collega, che non erano tenuti nascosti dal reggiseno e i cui capezzoli svettavano turgidi attraverso la t-shirt.

Per la prima volta, le bocche si avvicinarono, i due respiri divennero uno, le labbra si toccarono e fusero in una stretta passionale e indissolubile, le lingue cominciarono a mulinare l'una nella bocca dell'altro.

Erano baci a tratti dolci e delicati, a tratti quasi violenti e pieni di liberazione, Marco e Silvia toccavano il culmine del desiderio reciproco e potevano finalmente sfogare gli istinti repressi.

Dopo diversi, interminabili minuti, e un nuovo shot di rum, si lanciarono sulla pista da ballo. I loro corpi si muovevano all'unisono, erano incollati l'uno all'altra e Silvia ne approfittava per provocare Marco spingendo le sue natiche contro il bacino del compagno.

Marco era eccitato come non mai e teneva premuto il suo membro, rigido e duro come il ferro, contro il solco delle natiche di Silvia, che si strusciava in modo sempre più evidente al corpo di lui.

M : " Silvia, ho troppa voglia di te, ce l'ho duro da scoppiare, se continui a strusciarti contro il mio cazzo non riuscirò a resistere più di tanto ".

S : " Si, lo sento il tuo cazzo, è duro e perfetto contro il mio culo ... Avrai tutta la notte per prendermi, ma voglio farlo come si deve, non nel bagno di un bar .... vieni, ho un'idea ".

Silvia lo prese per mano e lo trascinò con sé proprio nel bagno del bar. Marco si chiedeva se e perché avesse cambiato idea così repentinamente, ma dovette ricredersi quando la collega chiuse dietro di sé la porta a chiave, si mise in ginocchio e disse : " Toglilo subito dalle mutande, è un ordine ". Lui cominciò a sbottonarsi rapidamente, si calò i pantaloni e le mutande, lasciando libero il suo membro duro e svettante.

Silvia lo afferrò senza aspettare, sputando sulla cappella per inumidire il cazzo e cominciando una lenta sega : " Hai proprio un bel cazzo, adesso ti farò venire, perché voglio che tu duri tutta la notte per me e mi faccia l'amore nel mio letto tutte le volte che vorrò. Stanotte sarai il mio giocattolo sessuale".

Detto questo, spinse il volto verso il membro eretto di Marco e se lo mise in bocca, cominciando dal glande e spingendosi fino alle palle in un unico, lento movimento.

Marco, che tante volte nei suoi sogni aveva immaginato Silvia fargli un pompino, poteva finalmente ammirare la sua bella collega prendere tutto il suo cazzo in bocca, dalla cappella alla radice, e ritirarsi, e di nuovo affondare, con un movimento e un tempismo perfetti, da vera esperta. Ne ammirava estasiato la bocca e le labbra avviluppate attorno alla sua carne pulsante, gli occhi rivolti incessantemente verso di lui con lo sguardo da porca vogliosa, il culo divino proteso nello sforzo di dare piacere al compagno.

Silvia aveva una tecnica incredibile, alternava lunghi affondi a rapide sollecitazioni del glande e guardava Marco sicura del fatto suo : " Sono sicura che tua moglie non ti fa dei pompini cosi' ". M : " No, lei non ama succhiarmi il cazzo ".

Al sentire questo, lei continuò con ancora più foga, quasi come se volesse dimostrare al collega quale fosse il divario tra lei e la moglie di lui e volesse che Marco ne tirasse le ovvie conseguenze.

M : " Nessuna delle ragazze che ho avuto mi ha mai succhiato in questo modo ... vorrei poter sempre dormire al tuo fianco per farmi viziare da te e potermi svegliare con un caldo pompino come questo ".

Il magistrale e incessante lavoro sul suo cazzo aveva portato Marco al limite. Mise le mani sulla chioma di Silvia spingendola in avanti, per farle capire che era il momento di velocizzare i movimenti e farlo venire. Guardava con amore e gratitudine quella donna magnifica che si dedicava al suo piacere, e sentiva avvicinarsi il momento : " Sto venendo, Silvia, preparati ".

Marco esplose tutto il suo seme in numerose ondate, emettendo gemiti di piacere che accompagnavano ogni volta le copiose colate di sperma. Silvia lo prese tutto in bocca e assaporò con piacevole sorpresa il gusto agrodolce di quel seme.

Dopo essersi ripulita dalle gocce che erano finite sulle guance, scambiò con Marco un bacio che sapeva di lui, del suo godimento, della sua passione : " Andiamo a casa mia, adesso ".

E uscirono rapidamente dal bar, dirigendosi verso l'auto...

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