Una Famiglia Molto Unita

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A very close family.
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Avevo scelto di andare in treno, da Londra a Glascow. Il tempo nebbioso poteva riserbare sorprese, con l'aereo. Del resto, la partenza era nel pomeriggio, alle 17,15 da London Euston, e sarei arrivato a Glascow Central alle 21,54. L'albergo era quasi di fronte alla stazione.

Arrivai qualche minuto prima, andai al posto prenotato, ero il primo. Mi misi a leggere la rivista italiana che avevo con me. Il treno stava per partire, e solo allora entrò una signora, che salutò, sorridendo, mise il bagaglio sulla reticella, sedette. Mi guardò con interesse. Indicò la rivista, e con inflessione tipicamente scozzese, ma in buon italiano si rivolse a me-

"Lei è italiano?"

"Si, signora, sono italiano."

"Di dove precisamente?"

"Di Roma."

"Ah, la bella Roma, la capitale! Io sono stata cinque anni a Roma, all'Ambasciata, in Via Venti Settembre, vicino Porta Pia. Mio figlio Charles ha frequentato il Corso di Laurea in Studi Storico Artistici, cinque anni! Adesso insegna a Glascow, io mi reco a trascorrere un po' di tempo con lui. Lei conosce Glascow?"

"No, signora, mai stato. Vado per un articolo."

"Giornalista?"

"Si, scrivo per alcuni Magazines italiani. Permetta che mi presenti, sono Piero Marini."

Mi tese la mano, sorridendo.

"Lieta di conoscerla Mr. Marini, sono Ethel Duncan."

Il treno era partito lentamente.

Si alzò, tolse il cappotto.

Era vestita con cura e buon gusto. Non molto alta, snella, e dal vestito si poteva comprendere un seno non troppo grosso e ben sodo, e fianchi tondi e in perfetta armonia col resto.

Sedette. Avevo la rivista sulle ginocchia.

La velocità era notevolmente aumentata, la vettura era molto silenziosa.

Passò l'addetto al Ristorante. Ci informò che sarebbe stata servita una unica serie, alle 19,00. La mia dirimpettaia prenotò un posto, io feci lo stesso.

"Se non le dispiace Mr. Marini possiamo farci assegnare allo stesso tavolo, non mi capita spesso di parlare con un giornalista italiano, o la sto importunando?"

"Con molto piacere, Signora."

L'addetto si allontanò.

Ethel Duncan mi guardò con aria seria, pensosa.

"Se lei mi assicura di non fare il mio nome, le racconterò una storia vera, della mia vita, Mr.Marini... o posso chiamarla Piero?"

"Certo, Signora..."

Mi fece un cenno con un dito, sorridendo.

"Mi chiamo Ethel, Piero!"

"Mi scusi Ethel, la ascolto con molta attenzione."

"Una storia triste ma splendida. Le potrei suggerire il titolo: 'Truth is often stranger than fiction', la verità spesso è più strana della fantasia."

"Sono molto interessato."

"Diamo un nome ai protagonisti... ecco... non affatichiamo il cervello a trovarne, chiamiamoli Eileen e Neil.

Eileen oggi ha 53 anni e Neil 33."

La guardavo attentamente. Aveva una strana espressione nel volto, e gli occhi sembravano fissare un punto, come se seguissero lo svolgersi di una scena su uno schermo.

"Eileen aveva meno di vent'anni quando dette alla luce Neil, ed era sola. Il padre di Neil era morto in un incidente, con la motocicletta. Poté contare su un piccolo aiuto della famiglia, mentre terminava l'università, ma la vita era dura. Viveva in un minuscolo appartamento. The child was at the nursery when his mother was at school... scusi.. Sì, portava il bambino all'asilo nido quando lei andava all'università... dava qualche ripetizione... Sacrifici e sacrifici... poi 'tutress' nel dipartimento di storia dell'arte, quindi docente a tempo pieno. Ogni minuto libero lo dedicava al suo Neil.

Neil cresceva molto bene, era attaccatissimo alla mamma, la seguiva con gli occhi, dovunque, la guardava con amore, con adorazione. Quando poteva le stava vicino, la baciava, carezzava; desiderava essere cullato, e si addormentava stretto a lei...

Il tempo trascorreva. Eileen si accorse che il fanciullo era curioso... troppo curioso. La spiava, faceva finta di dormire per vederla quando si spogliava e indossava la camicia da notte. Un giorno Eileen gli comunicò, con finta allegria, che l'indomani sarebbero venuti i mobili per la sua cameretta, di Neil, anche con una scrivania, un computer. Quello sarebbe stato il suo regno, il regno di Neil.

La prima notte che trascorsero ognuno nel proprio letto fu una notte insonne. Per entrambi.

Gli anni trascorrevano, ormai Neil frequentava l'università. Era un tipo silenzioso, riservato, ma non aveva smesso di seguire la madre in tutti i movimenti di lei, e continuava a guardarla con attenzione ansiosa, a spiarla, perfino dal buco della serratura. Eileen se ne era accorta, aveva intravisto l'occhio del figlio mentre, uscita dalla doccia, stava asciugandosi.

La donna cercava di sapere qualcosa della vita sentimentale del ragazzo. Niente da fare. Era evasivo... ma... nel suo armadio la madre aveva trovato riviste di donne nude... Da mille evidenze aveva compreso che si masturbava, e lo aveva anche colto mentre lo stava facendo la mattina che gli portò il caffè a letto ed era entrata senza bussare. Fu tutto così improvviso che Neil non riuscì ad impedire che il suo sperma si spargesse dappertutto!

Eileen era preoccupata. Temeva che il suo ragazzo fosse un sessualmente complessato.

Con dolcezza e cautela cercò di sapere qualcosa. Le sfuggenti e ambigue risposte la convinsero che Neil non aveva una ragazza, e neppure esperienza sessuale, e che la sua conoscenza si limitava a quanto vedeva sulle riviste osé e leggeva su certi libercoli da poco conto.

Ne parlò con lo psicologo. Fu rassicurante, ma le disse che si doveva trovare il modo per rimuovere il blocco del giovane. Sorridendo aggiunse che ci voleva una school-ship, una 'nave scuola', non una pimpante ma superficiale e inesperta ragazzina. Soprattutto, dolcezza, infinita dolcezza.

Eileen conosceva bene il tormento del sesso. Da quando era morto il marito, il padre di Neil, lei aveva vissuto in totale e tormentata castità. A volte le sembrava di impazzire, il sesso urlava il desiderio, il grembo si torceva in crudeli crampi. La natura si ribellava.

Cercava rifugio nell'avvenenza di Neil. Un bel ragazzo, che ricordava il padre. Non un macho palestrato, ma un giovane robusto e armonioso, bruno, alto poco meno di 180 centimetri. Quando pensò ai centimetri fu naturale pensare anche al sesso. Sorrise. Lei lo aveva visto il sesso di Neil, in tutte le sue fasi, anche di recente, recentissimamente, mentre lui era sotto la doccia. Niente male, in effetti. Ma quello che la sorprese, e in un certo senso la turbò, fu che lo accomunò al marito, ritenendo più attraente quello del figlio. Non solo, ma la mano andò spontaneamente tra le sue gambe e si carezzò.

Eileen scosse la testa. Stava divenendo una fissata del sesso. In quella casa, a quanto le risultava, nessuno dei due faceva sesso!"

A mano a mano che il racconto procedeva, la voce della donna assumeva un tono caldo, quasi infervorato, come stesse vivendo l'evento che stava narrando. La fissai, insistentemente. Mi ricambiò lo sguardo. Respirava un po' in fretta, le guance le si erano alquanto imporporate...

Le presi le mani. Tremavano, erano gelide.

"La sua esposizione, Ethel, è particolarmente intensa come se stesse vivendo la interessante storia che descrive."

Mi sorrise con una nota di malinconia nel volto. Annuì, nervosamente.

Riprese dal punto in cui si era interrotta.

"In quella casa nessuno dei due faceva sesso! Eileen sentì, in quel momento, tutto il peso della sua rinuncia, della sua vita, e cercò di scacciare il pensiero che stava torturandole la mente. Che coincidenza. Una femmina sempre più straziata dalla mancanza di un maschio. Un maschio, giovane, gagliardo, che si era ridotto al piacere solitario. E rabbrividì pensando a quella specie di supplizio di Tantalo.

La sera, a letto, non poteva dormire.

Nell'altra camera c'era Neil che, forse, si masturbava. Non doveva più permetterglielo, doveva fargli comprendere la via che un giovane sano e robusto deve percorrere, la strada maestra.

Si assopì un poco, si svegliò presto. Rimase in ascolto, attendendo che Neil andasse a fare la doccia. Era li che lo aveva intravisto mentre si dava da fare col suo grosso fallo.

Si alzò, indossò una vestaglia e andò nel bagno. Non bussò, entrò, di colpo.

Neil stava col suo 'coso' in mano.

Si guardarono esterrefatti, sconvolti.

Eileen si avvicinò, con fare dolce, comprensivo... Lui era rimasto fermo, basito, con la mano ancora attorno al sesso.

'Neil, tesoro... queste cose le deve fare la tua ragazza... almeno queste...'

Neil annuì con aria insulsa, un'espressione ebete.

Eileen proseguì.

'E' differente, tesoro... molto differente...'

Allungò la sua manina, scostò dal fallo quella del figlio, glielo afferrò dolcemente e cominciò a menarlo delicatamente, insistendo sul glande.

Il ragazzo aveva sbarrato gli occhi, s'era appoggiato alle piastrelle della doccia, cominciava a tremare. Eileen continuava e lo guardava in volto. Da quanto tempo non stringeva una simile verga, soda e palpitante. Era tutta presa da quella carezza lasciva, e sentiva ribollire il suo grembo, contrarsi la vagina, la sentì inumidirsi... perdere qualche goccia...

Ora, però, altro che gocce, era un fiotto violento, impetuoso, quello che zampillava dal glande di Neil che s'era un po' piegato sulle ginocchia e tremava. S'era aggrappato alla tenda della doccia. Anche Eileen tremava...

Quando riuscì a riprendersi, dopo un profondo respiro, carezzandogli lievemente il volto, gli chiese: 'vero che è meglio?'

Lui scosse la testa. Ancora confuso.

'Sto impazzendo, ma... non capisco se sogno...'

'Siamo vivi, tesoro, e siamo svegli... senti?'

Prese la mano di Neil e se la portò al petto, sul cuore che tumultuava, sembrava impazzito, e i capezzoli erano rigidi, duri, assetati di carezze, baci.

Neil strinse un po' la tetta della mamma, al di sopra della stoffa, sentì il duro del capezzolo, e il suo fallo cominciò a ergersi di nuovo.

Eileen lo carezzò ancora sul volto.

'Non farlo più da solo, tesoro mio, chiedilo alla donna che ami... e conoscila meglio... devi conoscere le donne... bene... anche nel loro corpo... come sono fatte...'

Stringendo forte la vestaglia tra le gambe, tornò nella sua camera, si gettò sul letto. Tremava come una foglia. Chiuse gli occhi e sempre più freneticamente si carezzò il sesso, titillò il clitoride, soffocò il gemito del forte ma inappagante orgasmo.

Nella sua mente confusa, annebbiata, mulinavano e si accavallavano mille pensieri, infinite fantasie, ma tutto tornava allo stesso punto: Neil, lei Eileen, il sesso, la 'nave scuola'. Involontariamente scosse la testa, sorrise.

Problemi, certamente, ma resi difficili se esaminati con la limitatezza della ipocrisia corrente e non secondo le leggi e le verità fondamentali della natura. Siamo noi, col nostro contorcimento mentale a complicare le cose semplici. Se hai sete, pensava Eileen, e sei vicino a una fresca fonte che può soddisfarti, perché affannarsi nella ricerca di qualcosa meno immediata e meno semplice?

Ecco, io ho insegnato qualcosa a Neil, e lui non lo dimenticherà mai. Nel contempo ho avuto la conferma di cosa mi necessita. Ne sono sgomenta, certo, ma è la verità.

Cosa fare? Fermarmi o procedere?

Al mattino successivo, Neil fece un chiasso della malora, nell'alzarsi, nell'andare nel bagno. Eileen sentì che si era fermato dietro la porta della camera dove lei avrebbe dovuto dormire. Vide anche la porta schiudersi un poco, senza far rumore, e l'occhio di Neil che spiava. Fece un profondo respiro, per indicare che dormiva, si voltò su un fianco e trascinò il lenzuolo lasciando scoperte le gambe, fin sopra le cosce, si mosse ancora, alzò di più la camicia da notte. Una natica, tonda e bella, era semiscoperta! Neil era alla porta. Poi rinchiuse lentamente e andò nella doccia.

Eileen si alzò e, scalza, con la sola leggera e trasparente camicia da notte, entrò nel bagno, distrattamente, senza guardare intorno, sedette sul water e fece pipì, prese la carta, si asciugò delicatamente, ma intanto esponeva il pube e parte del suo sesso che palpitò lievemente a quel toccamento. Si levò in piedi, spinse lo sciacquone, si voltò per uscire... vide Neil, in piedi, sotto la doccia chiusa che la guardava sbalordito, pallido, in preda a una violenta erezione.

Quella vista produsse una scossa nella testa di Eileen, che si propagò in tutto il corpo, sconvolse il grembo, contrasse dolorosamente la vagina.

'Ecco quello di cui ho urgenza!' Vagheggiò subito Eileen.

Neil esplorava con gli occhi il corpo della donna da capo a piedi, soffermandosi su quanto la velata camicia non nascondeva del tutto, le nari gli tremavano.

'Ecco quello che mi serve!' Fu il pensiero di Neil.

La donna si avvicinò sorridendo al ragazzo.

'Ma tesoro, sei sempre.... Sempre... pronto...'

Lui seguitava a guardarla, con gli occhi dilatati, deglutendo a fatica.

Eileen si sforzava ad apparire allegra. Era vicinissima a lui, allungò la mano, sfiorò il fallo del giovane.

'Il bambino della sua mamma... così bello... e non vuole cercarsi una ragazza che lo carezzi' -carezzò l'asta, amorevolmente- 'chissà quante donne vorrebbero baciarlo... così!'

Si chinò e depose un bacio sul glande violaceo ed eccitato del figlio. Premette le labbra, le dischiuse, la lingua lambì la carne fremente, girò intorno al solco, tornò sopra, picchierellò... Neil muoveva le mani, le apriva e chiudeva, guardava la testa della madre... Le labbra si schiusero ancora, molto, e il glande scomparve nella bocca, umida, calda...

'Oddio, ma'... oddio...!'

Lei si staccò per un momento, lo guardò.

'Ti piace?'

Neil annuì nervosamente, sentiva che il piacere stava per sommergerlo, era difficile sorreggersi sulle gambe.

Eileen tornò ad ospitare quel grosso, caldo, palpitante scettro, nella sua bocca, alzava e abbassava la testa, lo ciucciava golosamente; e dire che non lo aveva mai fatto in vita sua... ma quando Neil era piccolissimo le era capitato di baciarlo, qualche volta, proprio là!

'Ma'... sto... sì... stò...'

Ma non riuscì a finire la parola, e per la prima volta Eileen conobbe il sapore del seme maschile, quell di suo figlio; era sorpresa a non provarne nausea, come aveva sempre pensato che sarebbe stato, si meravigliava di assaporarlo con voracità, caldo e lievemente acidulo, vischioso... e lo deglutì, avida, mentre tra le sue cosce colava qualcosa di tiepido, e lei non riusciva a tener ferme le gambe.

Quando tutto fu finito, aprì l'acqua della doccia, e si mise a lavare accuratamente l'asta di Neil, strizzandola, facendone uscire le ultime gocce.

Non aveva pensato che era con la camicia, l'acqua l'aveva inzuppata, incollata sul suo corpo.

Le tette si ergevano prepotenti, ed ancor più i capezzoli.

Neil li guardò, abbassò la testa e li bacio, al disopra della camicia bagnata, e poi prese a ciucciarne uno... Eileen scostò il lembo della scollatura; ora il capezzolo era scoperto, e Neil tornò a ciucciare.

'Succhio lungo... prepotente... dominatore... come quando eri piccolo...'

Gli carezzava i capelli.

'Amore della mamma....'

Ma la sua mano scese tra le sue gambe e cominciò a titillarsi. Quel ciucciare la inebriava, la stava facendo godere... sentiva che stava per sopraggiungere uno straordinario orgasmo... le carezze che nervosamente faceva al suo sesso la portavano lontano, non quanto avrebbe voluto, ma....

Strinse forte la testa di Neil al suo seno, cominciò a sussultare, sempre più forte... 'Il mio bimbo... ooooooooh... il mio bimbo... il piccolo Neil.... Tesoro.... Tesorooooo!'

Neil dovette sorreggere il corpo bagnato della madre che si abbandonò tra le sue braccia.

La sollevò agevolmente e grondando entrambi acqua, la portò sul letto di lei, la adagiò dolcemente.

Eileen aveva gli occhi chiusi, le labbra semi aperte, respirava a fatica.

La camicia era letteralmente incollata al suo corpo, come se non ci fosse. Lui era nudo. Non aveva mai visto sua madre così. Anzi, non aveva mai visto una donna nuda, se non in fotografia, o in un film.

Seno bellissimo, ventre piatto e... e un triangolo scuro sul pube, là dove le cosce si univano, e malgrado lo svuotamento seminale che era appena finito, sentì un nuovo, forte, eccitamento, che coinvolse la sua giovane virilità.

Eileen aprì gli occhi, gli sorrise. Si guardò intorno.

'Sto bene, tesoro, grazie, sto bene... forse devo riposare un po'...'

Voleva interrompere la tensione, restare sola.

'Sei sicura, ma'?'

'Si, caro...'

Neil si alzò, la guardò ammaliato.

'Sei splendida, mà... non immaginavo tu fossi così bella, affascinante...'

Gli sorrise ancora.

'Più bella delle altre?'

'Non ho mai visto nessun'altra così, ma', sono certo, però, che non ci può essere un'altra donna bella come te!'

'Non mi dirai che non hai visto mai una femmina svestita!'

Lui scosse la testa.

'Nessuna, nessuna!'

'E ti piacerebbe poterla osservare da vicino... attentamente... sei curioso?'

'Non curioso, ma', interessato... tormentosamente interessato....!'

'Ora va, Neil... devo mettermi in ordine... va...!'

Lui si chinò a baciarla sulla fronte, e si allontanò. Nudo, col fallo ben eretto.

Eileen si alzò lentamente dal letto, tolse la camicia, bagnatissima, andò nel bagno, si asciugò con un telo a spugna.

Seguitavano a turbinarle, nella mente, quelli che lei chiamava gli incredibili accadimenti di quei giorni. Scuoteva la testa, e si guardava allo specchio, nuda, col fascinoso personale che le dava tanto strazio. Incredibile, le aveva sempre ripugnato toccare con le labbra il fallo del suo pur idolatrato e ardentemente amato marito. Lui lo aveva subito compreso, e non aveva mai insistito. E non le piaceva quando voleva baciarle, diciamo così, il sesso. Ora, invece, inaspettatamente, era stata attratta irresistibilmente dalla giovane palpitante verga di Neil, era stata come calamitata da quel magnifico, vigoroso fallo che era carne della sua carne. Era come baciare, lambire, succhiare parte di sé stessa; non solo, ma il liquido caldo e denso che s'era riversato nella sua bocca, era piacevole, gradito, un nettare paradisiaco, lo aveva ingoiato quasi con sacralità, come una bevanda divina. Non avrebbe mai immaginato di essere capace di una fellatio del genere, e tanto meno che le sarebbe piaciuta!

Però, come era stato bello, voluttuoso, sentire in lei, sia pure solamente nella bocca, quel caldo palpitare: carne della sua carne.

Si irrigidì di colpo. Quel pensiero l'aveva paralizzata... sentire in lei... sia pure... Rabbrividì. Figuriamoci se... invece... l'avesse provato... -Non osava completare il pensiero.- ... ma si... nel suo sesso... nella sua vagina... nello stesso posto da cui Neil era venuto alla luce.

Le gambe le si piegarono. Dovette sedere sullo sgabello. Poi bevve un bicchiere d'acqua... si alzò lentamente, tornò nella sua camera, si vestì.

'Povero bambino' –pensò- 'non conosce una donna nuda... è vorrebbe conoscerla....'

Non fu facile preparare il desinare, quel giorno, ed ancor meno mangiare di fronte a Neil, che la guardava di continuo, con gli occhi che frugavano, bramosi, nella generosa scollatura che nulla celava dello splendido seno materno.

Eileen si sentiva frugata, in seno, piacevolmente frugata ed era perfino fiera di quella insistenza, sicura che il giovane si stava eccitando; il robusto fallo certamente soffriva nella prigionia del pantalone. Non si accorse neanche che la sua bocca aveva accennato a un rapido, goloso ciucciare.

Finito il lunch, Neil aiutò la madre a mettere tutto in ordine e disse che andava a dare uno sguardo alla TV.

Dopo un po', fu raggiunto da Eileen che rimase sulla porta.

'Io vado a riposare, caro, fa abbastanza caldo.'

Andò nel bagno, si rinfrescò, indugiò più del solito nel curare ogni parte di sé stessa, tolse ogni indumento, indossò una corta camiciola, andò a letto.

Rimuginava mille cose, annuiva come se avesse preso una decisione, poi scrollava la testa... quindi tornava ad annuire. Non aveva chiuso del tutto la porta, aveva lasciata aperta la tenda della finestra e non aveva abbassato gli avvolgibili.

ULISSE
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