Vacanze In Camper

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Un ingenuo ragazzo nella vasca acque nere.
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VACANZE IN CAMPER

Jenny, Luisa e Maya erano 3 belle donne di quasi 40 anni che ogni anno si organizzavano per trascorrere insieme una parte delle loro vacanze come erano abituate a farlo da quando erano diventate amiche più di dieci anni prima. Erano tutte con bei corpi, alte più di mt 1,70 e tutte anche in carne. Non lesinavano l cibo ed avevano tutte il piacere di trascorre anche a tavola il loro tempo. Jenny era una donna dolce e sensibile, con un temperamento affabile, Luisa era un po' più aggressiva ed egoista e Maya era piuttosto distratta e anche goffa nei suoi comportamenti.

Quell'anno decisero di posteggiare il loro camper in un campeggio situato in una spiaggia isolata e selvaggia, lontano dai percorsi turistici più comuni e anche dall'afflusso massiccio di vacanzieri.

Io mi trovavo nella stessa spiaggia per fare un po' di windsurf poiché il vento era ben teso e frequente e il mare poco frequentato.

Soggiornavo in un hotel a circa 15 chilometri da quella spiaggia e quel giorno ritornai in hotel dopo aver fatto una giornata piuttosto intensa di windsurf.

Il giorno dopo ritornai lì e loro erano sempre ben piazzate a divertirsi prendendo il sole. Dopo alcune ore di windsurf mi resi conto che non mi ero portato le cose da bere che mettevo in una borsa quando uscivo dall'hotel e così decisi di chiedere a loro una bottiglia d'acqua per sopperire almeno momentaneamente ad una sete terribile. Mi avvicinai così al camper e chiesi una bottiglia d'acqua spiegando cosa mi era successo. Loro furono estremamente cordiali e affettuose, mi diedero la bottiglia d'acqua che avevo chiesto e ci salutammo ringraziandole per la gentilezza.

Qualche ora dopo mi sentii chiamare perché, ormai nel tardo pomeriggio, si apprestavano a preparare la cena e mi chiesero di rimanere con loro.

Affascinato e anche un po' imbarazzato per l'invito ricevuto accettai di buon grado considerata anche la fame accumulatasi dopo diverse ore di attività motoria e con l'olfatto sollecitato dall'odore della carbonella che prometteva un gustoso barbecue di carne.

Il barbecue fu gustosissimo: diversi tipi di carne, verdure grigliate, e frutta alla fine del pasto. Queste donne, di certo, non si facevano pregare nel mangiare di gusto e nell'ingurgitare una discreta quantità di cibo.

Dopo qualche chiacchiera e dopo aver fatto amicizia con altrettanto senso di riconoscenza per l'invito ricevuto stavo per congedarmi ma Maya, uscendo allarmata dal camper, chiese un aiuto inaspettato in un compito piuttosto complicato. Andando in bagno, le era caduto un anellino che era un caro ricordo della nonna e che non riusciva a recuperare perché, nonostante il buco in fondo al water fosse di discrete dimensioni e più grande di una mano, l'anellino era scivolato da qualche parte e non si vedeva più.

Il water era posto al di sopra di una vasca di forma rettangolare, a parallelepipedo, larga circa 60 cm, profonda circa 40 e abbastanza lunga da contenere anche una persona.

Un lato della vasca aveva uno sportello situato nella parte esterna del camper e sotto il pianale in maniera da poter effettuare qualsiasi intervento di manutenzione. La superficie inferiore della vasca era situata più in basso dello sportello di accesso ed era conformata a cucchiaio con una discesa verso la parte interna proprio per evitare che il contenuto della vasca potesse andare a forzare contro lo sportello esterno. Tutto concepito per evitare un trafilaggio di liquami all'esterno.

La faccia di Maya era affranta, quasi le venivano le lacrime agli occhi per la perdita subita non sapendo proprio come risolvere il problema.

Il compito certo era abbastanza difficile, perché bisognava entrare dentro quella vasca attraverso lo sportello e, una volta l dentro, rovistare sul fondo per cercare l'anellino perduto.

Tutte le ragazze si erano immediatamente intristite per l'accaduto ed era cauto un silenzio nel gruppo dopo tanto divertimento e risate.

Dopo averci pensato un po', decisi di offrire il mio aiuto e sacrificarmi per recuperare l'anello.

Le ragazze si illuminarono immediatamente, Maya per prima, guardandomi con una dolcezza che esprimeva tutta la riconoscenza del mondo.

Spinto da questa manifestazione di consenso, allora decisi di aprire lo sportello sotto il camper e di infilarmi dentro quella vasca con la preoccupazione che l'ambiente lì dentro non fosse poi così piacevole. Aprii allora lo sportello e iniziai l'ingresso. Fortuna volle che non vi fosse un particolare cattivo odore se non un po' di odore di pipì perché le ragazze avevano iniziato il campeggio solamente il giorno prima.

Anche loro, come molte persone, venivano prese da quella stitichezza da viaggio tipica del primo periodo di adattamento. Non avevano nascosto infatti, mentre si scherzava un po' su tutto, di aver fatto uso di lassativi piuttosto pesanti per sbloccare la situazione.

Iniziai l'ingresso infilando prima la testa, poi il busto con un braccio allineato contro il mio corpo visto lo spazio esiguo ed uno proteso in avanti per poter iniziare a rovistare sul fondo.

Una volta che il mio sedere superò l'ingresso dello sportello, la conformazione a cucchiaio della vasca fece in modo da fare scivolare il mio corpo verso l'interno e arrivai proprio all'interno ed iniziai a toccare il fondo della vasca per ritrovare l'anello. Con un po' di fortuna, dopo pochi secondi sentii qualcosa che gli rassomigliava e lo raccolsi. Le ragazze seguivano le operazioni dal bagno guardandomi dall'altro del water con gli occhi apprensivi di chi spera il lieto fine. Finalmente, dopo avere ritrovato l'anello, protesi la mia mano verso il buco del water per consentire alle ragazze di recuperarlo.

Con un grido corale di giubilo le ragazze erano entusiaste per l'operazione compiuta ed immediatamente dopo uscirono all'esterno del camper per aiutarmi ad uscire fuori.

Allora io cercai di andare indietro per tirare fuori prima i piedi e poi tutto il resto. Stranamente non riuscivo a trovare un appiglio che i consentisse di attaccare una mano e aiutarmi a spingere verso fuori. Feci così un primo tentativo ma non riuscii.

Cercai allora di concentrarmi e dare più energia all'operazione con uno scatto più forte ma purtroppo, la conformazione a cucchiaio della vasca, aveva creato una discesa dallo sportello verso l'interno e questo si opponeva alla mia risalita.

Allora chiamai le ragazze e chiesi il loro aiuto affinchè, tirandomi per i piedi, agevolassero la mia uscita da lì.

Una di loro così infila il suo braccio non potendo usarli entrambi viste le dimensioni dello sportello non particolarmente ampie a la distanza del mio piede dalla uscita. Lei tirò con forza mentre io cercavo di spingermi fuori, ma on riuscì.

Ci provò allora un'altra di loro, anche più sportiva e forzuta e ripetemmo l'operazione. Anche questa volta senza risultato.

La situazione si faceva sempre più preoccupante perché i tentativi risultavano tutti vani ed il tempo passava. Dopo ripetuti tentativi, le ragazze erano piuttosto stanche e mi chiesero di avere un po' di pazienza perché evidentemente si doveva trovare un'altra soluzione.

Decisero allora di spostare il camper in un luogo abitato vicino dove avrebbero potuto chiedere aiuto a qualcuno.

Jenny si mise immediatamente al volante e cercò di mettere in moto. La sfortuna si impadronì di noi, anzi, di me: il motore non partiva perché la batteria si era scaricata assieme alla batteria servizi che le ragazze avevano lasciato incautamente in parallelo con la prima. Purtroppo quello era un punto di stallo perché il camper non si poteva più muovere da lì e qualcuno sarebbe dovuto venire ad aiutarci.

Era venerdì sera, ma quel che era peggio, fu che il lunedì successivo era giorno di vacanza, pertanto il primo giorno utile sarebbe stato il martedì. Nel frattempo, io, in cerca di un po' di aria avevo posizionato il mio viso esattamente in corrispondenza del foro del water ed, in questo ulteriore spostamento in avanti, il mio corpo si era incastrato ancora di più sul fondo della vasca e non avrei potuto retrocedere neppure un centimetro. Il caldo e l'ambiente oppressivo cominciavano a mettermi a dura prova.

Sentivo le ragazze all'esterno della toilette che parlavano al telefono e dopo l'ultima chiamata le sentii confabulare tra di loro. La toilette era un ambiente piuttosto angusto in cui si trovavano solo il water ed un lavabo posto frontalmente.

Dopo qualche minuto due di loro entrarono con un viso che in un certo senso induceva speranza e dall'altro, esprimeva un atteggiamento consolatorio.

A quel punto Luisa, la più risoluta di tutte iniziò a parlarmi.

Mi disse: senti Marcello, ti dobbiamo dare una buona e una cattiva notizia. Mi spiegarono che fino al martedì successivo non sarebbe potuto venire nessuno. E quindi io chiesi della buona notizia. Luisa continuò dicendomi: la buona notizia è che abbiamo finalmente trovato un elettrauto che ci potrà portare una nuova batteria giusto martedì mattina.

Ed io risposi: bene! Almeno, meglio tardi che mai abbiamo la soluzione! E chiesi poi: ... e quale sarebbe la brutta notizia?

Le ragazze si guardarono qualche secondo fra di loro e con un po' di imbarazzo Luisa continuò:

la brutta notizia è che avremo bisogno di continuare ad usare il bagno...

Io dissi... va bene! Il lavabo è nel bagno e certamente avrete bisogno di lavarvi le mani il viso... Luisa aggiunse: non solo, Marcello, avremo bisogno di utilizzare il water...

Ed io, con uno sguardo attonito e sorpreso aggiunsi: ma perché? Siete in una spiaggia del tutto desolata e solitaria, quindi potreste continuare a fare i vostri bisogni fuori!

Luisa proseguì: vedi Marcello... siamo cresciute tutte con uno spiccato senso del pudore, e ci sentiremmo osservate ogni volta che dovessimo fare un bisogno all'aperto...

Ed io... : - ma non vi importa che io sia qui dentro?

E luisa aggiunse... sì ci dispiace moltissimo ma non possiamo fare niente.

Immediatamente dopo, mentre io cercavo di aggiungere qualche altra domanda... vidi che spegnevano la luce e chiudevano la porta lasciandomi interdetto.

Da quel momento in poi iniziai a sentire le voci di tutte loro che, dapprima, conservavano un tono dimesso ma dopo un po' cominciai a sentire nuovamente l'armonia e le risate nei loro discorso. Era come se, dopo poco tempo, avessero già archiviato l'incidente. Ma i guai non tardarono ad arrivare.

Una di loro, ad un tratto, entra nel bagno. Rivolta verso il lavabo, notai che si lavava le mani e che forse si toglieva le lenti a contatto. Il suo sedere era quasi nella verticale del water data la dimensione ristretta della toilette. Lei indossava un gonnellino abbastanza corto sotto il quale potevo vedere delle belle gambe in carne ma ben tornite ed un sedere tondo ma robusto.

Ad un tratto accadde l'inevitabile: lei con un gesto deciso e veloce tirò su la gonna e abbassò le mutande e senza nemmeno voltarsi, si sedette sul water. Immediatamente dopo una cascata di piscio cadeva sulla mia faccia bagnandola completamente e facendomi bruciare gli occhi. Una parte di esso entrava nelle narici e mi toglieva il respiro costringendomi ad aprire la bocca mentre il getto infinito mi penetrava dentro la bocca e mi costringeva a sputare.

Senza neppure guardarmi si pulì con un pezzo di carta igienica, si alzò le mutande e uscì dal bagno senza curarsi neppure come mi aveva ridotto.

Quella sera anche le altre due entrarono nel bagno con la stessa modalità e scaricarono litri di urina dovuta alle abbondanti bevute durante la cena.

La mattina dopo, si ripetè la stessa trafila dopo il loro risveglio e prima che iniziassero a fare colazione.

Dopo la colazione trascorsero circa 20 minuti durante i quali, al solito, scherzavano e ridevano ma ad un certo punto sentìì Jenny che disse alle altre: Ops! Credo che il lassativo preso ieri stia facendo il suo effetto.

Pensai che per me stavano iniziando i guai veri.

Lei entrò nel bagno e questa volta mi guardò e mi disse: Marcello, scusami ma devo proprio usare il bagno. Io cercai di insistere dicendole che poteva anche andare fuori se voleva ma lei mi rispose con il suo temperamento ed un tono dolcissimo come era il suo carattere, che non lo avrebbe fatto mai fuori e si abbassò le mutande dicendomi che non sarebbe stato bello.

Dopo un getto di piscio spruzzato con notevole pressione, si inizia a spalancare l'ano che mostra un pezzo di cacca abbastanza indurito dai giorni di stitichezza e cadde sula mia faccia. Immediatamente dopo, una cascata di cacca semi sciolta cadde sul mio viso impedendomi quasi di respirare allora io tossìì e iniziai a gorgheggiare perché il mio viso era stracolmo di quella poltiglia semi liquida e il naso completamente otturato. Allora, aprìì la bocca ed emisi un gemito pregandola di fermarsi e lei sempre con dolcezza mi disse: però non fare così. Lo sai che mi fai soffrire! Altri getti di cacca si susseguirono e trovarono la mia bocca aperta per respirare. Dopo aver finito, sputai la merda che mi era rimasta in bocca con il suo sapore nauseabondo ed il fetore terribile che emanava.

Immediatamente dopo vi era già Luisa dietro la porta del bagno che bussava chiedendo a Jenny di uscire in fretta perché il lassativo aveva fatto effetto pure su di lei.

Entrò nel bagno, io pregai pure lei di fermarsi ma lei non mi guardò neppure e disse: mi dispiace per te caro, ma non saranno belli i tuoi prossimi dieci minuti. Si sedette sul water ed un getto di cacca semiliquida avvolse il mio viso. Cominciai a tossire e a dare segni di soffocamento. Nel frattempo la cavità del buco attorno al mio viso si andava riempiendo di liquami.

Ovviamente entrò Maya e prima di sedersi con lo sguardo pietoso disse: mi sa che da ora ti converrà mangiare altrimenti potresti affogare...

Immediatamente dopo si sedette anche lei e spruzzò una gran quantità di cacca sulla mia faccia. Era tutto coperto, non defluiva più lungo i lati della mia testa e fui costretto a mangiare. A quel punto lei allargò le gambe e guardandomi sotto di lei disse: ti conviene mangiare rapidamente perché non ho per niente finito e mentre sorrideva, chiuse le gambe e reiniziò la tortura. Una gran quantità di cacca si riversò sulla mia faccia e cercai di mangiare quanto più velocemente possibile tutto quello che arrivava per non affogare lì dentro.

Con una notevole leggerezza e noncuranza lei si alzò e se ne andò.

Io rimasi boccheggiante dopo aver mangiato una grande quantità di merda per rimanere vivo e tirare un respiro di sollievo constatando che il pericolo era passato.

Il giorno trascorse con le pipì delle ragazze che man mano andavano lavando la mia faccia con il loro getto deciso e consentendomi anche di sciacquarmi la bocca per eliminare il sapore nauseabondo.

Il giorno dopo, si ripetè la stessa trafila: dopo la colazione arrivò la prima. Stavolta non si prese neppure carico di guardarmi e si sedette. In quel momento le squillò il telefono e mentre mi riversava sopra una discreta quantità di cacca parlava con la sua amica di quanto era bello stare in campeggio.

Arrivò la seconda e anche la terza, quest'ultima con le cuffiette nell'orecchio. Stava ascoltando musica e anche lei non si curò minimamente di me la sotto. Lei iniziò a riversarmi nuovamente cacca semiliquida che si depositava sul volto. Io cercai di emettere dei rantoli semi soffocati ma lei non mi sentì. Proseguì nella seduta e se ne andò anche lei.

Era solo il secondo giorno ed avevo ingurgitato chili di cacca e litri di piscio di quelle splendide donne che sembravano tanto dolci e simpatiche ma nel giro di qualche ora mi avevano quasi del tutto dimenticato dentro la loro vasca acque nere.

Il terzo giorno, in preda alla disperazione, cominciai ad insultarle dicendo di non fare più nulla ma loro al contrario, si incazzarono e mi preannunciarono la fine della loro comprensione perché non avrei dovuto fargli pesare la mia lamentela.

Quello stesso giorno, arrivarono altre 3 amiche alle quali fu detto di utilizzare senza preoccuparsi quella toilette.

Ognuna di loro utilizzò il bagno, erano in sei.

La tortura continuò. Ognuna di loro, giorno per giorno, sembrava essersi dimenticata di lui.

Chi vi scrive adesso dovrà mettere il lettore a conoscenza di quello che accadde dopo. Questo racconto è stato scritto da me in prima persona, come se fossi il protagonista della storia. In realtà questo racconto è solo la trasposizione di tutte le informazioni che ho assunto dalle stesse ragazze e la ricostruzione dei fatti e dei dialoghi per come le ragazze stesse li ricordavano.

Infatti, arrivò quel benedetto martedì e finalmente il camper venne sbloccato e potè ripartire. Le ragazze, però non si curarono minimamente di lui. Lo lasciarono sorprendentemente la dentro per tutta la vacanza che da quel momento andò avanti con tutte e sei le ragazze che si erano incrociate nel campeggio.

La vasca si riempìì totalmente di liquami, lui tentò di mangiare tutto quello che potè fino all'ultimo per poter continuare a respirare ma ad un certo punto non riuscì a reggere il ritmo di sei donne che gli facevano i loro bisogni di sopra specialmente la mattina quando, una dietro l'altra, usavano quel bagno.

Morì affogato nei liquami. Le ragazze si curarono di lui solo alla fine della vacanza quando, terminato l'effetto ipnotico di quella vacanza tornarono in sé e ritennero di tirare fuori da lì il corpo ormai esanime.

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