Nonno Leonardo Parte 01

Informazioni sulla Storia
Nonno e nipote, la riscoperta di un rapporto perso.
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Parte 1 della serie di 2 parti

Aggiornato 06/10/2023
Creato 10/02/2020
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"Alessandro, la settimana prossima partiremo. Staremo via circa 15 giorni. Andremo a trovare la zia Giusy che ormai è al nono mese di gravidanza ed ha bisogno di qualcuno che la aiuti a casa e nel negozio. Partiremo io, la mamma e la nonna. Abbiamo pensato che sia opportuno che tu posticipassi le tue vacanze per qualche settimana e restassi a casa. Il nonno Leonardo verrà ad abitare qui con te mentre noi saremo via. Non ci sentiamo tranquilli a lasciarlo solo in paese senza la nonna. Sai, ha la sua età.... Il nonno poi, ne è entusiasta di venire a stare con te! Sarà un'occasione per conoscervi meglio. Domattina gli prepareremo la stanza dove lo ospiteremo. Sarà quella vicino alla tua."

Restai sbigottito e mi incazzai! "Ma papà io voglio andare in vacanza al mare! Sono maggiorenne e voglio decidere io cosa fare della mia vita! Uffa!! Eccheccavolo!! Ma poi, non vedo il nonno da circa 10 anni! La cosa mi imbarazzerebbe troppo! "Mi alzai dalla tavola sbuffando spingendo la sedia indietro e il piatto in avanti, facendo schizzar fuori parte della minestra: " Eccheccazzo!!" urlai. Uscii dalla stanza e mi andai a chiudere nella mia cameretta. I miei genitori non dissero nulla. Ormai si erano assuefatti al mio brutto carattere. Accesi la mia musica preferita e mi gettai furente a letto.

Cavolo, dovevo starmene a casa, a luglio, col caldo che fa, e per di più con quel vecchio trombone di mio nonno ormai quasi sconosciuto. Si, perché i miei nonni vivevano in un minuscolo paesino dell'entroterra dove io non ci andavo da circa 10 anni e cioè, da quando mi incaponii che in paese mi annoiavo a morte. Era un piccolissimo borgo abitato da pochi anziani, 2 carabinieri ed un prete. I miei genitori con erano stati molto accondiscendenti con me per evitare di stressarmi e tolleravano il mio volere scusandosi con i nonni e pregandoli di aver comprensione di me. Certo, i nonni ci rimanevano un po' male perché non veder crescere il loro unico nipote era un po' triste. Sarebbe stato una gioia per loro vedermi spesso. Ma tant'è!

In 10 anni ne avevo fatta di strada. Ero diventato maggiorenne, avevo appena preso la maturità e poi... mi volevo trasformare in una splendida femminuccia! Si, proprio così. Avevo piacere nel sentirmi donna e come tale mi atteggiavo ed abbigliavo. Il mio fisico me lo permetteva. Altezza media ero magro, glabro, slanciato, carnagione chiara, capelli lunghi chiari, occhi azzurri, avevo un bel culetto sodo e tondo, insomma carino. Non potevo di certo essere orgoglioso del mio pene. Era piuttosto piccolo, circa 7 centimetri, per niente spesso, e completamente minuscolo quando era flaccido. Ma ovviamente poco me ne importava tranne che per il piacere che poteva darmi.

I miei genitori non mostravano di disapprovare le mie scelte di vita ma non ballavano di gioia. Anzi talvolta cercavano di riprendermi in alcune mie esagerazioni diciamo creative, ma essendo scarsamente autorevoli per carattere, poco o nulla ottenevano. Quando a 16 anni feci coming out non si mostrarono sorpresi. Mi risposero: "Ce ne siamo accorti da diverso tempo. Ne vuoi parlare con uno psicologo?" Ci mancava poco che li mandavo affanculo.

Potevo definirmi con certezza un ragazzino "viziato". Figlio unico, ero scontroso, permaloso, suscettibile, pieno di sé e la volevo vinta sempre io! I figli so piezze e core si sa, ed i miei genitori pazientemente sopportavano tutto.

Il mio cambiamento iniziò durante l'adolescenza quando incuriosito dagli splendidi e ricercati indumenti intimi di mia madre, una bella donna, cominciai ad indossarli di nascosto. Anche se non erano della mia taglia mi ci specchiavo e mi piaceva guardare come mi stavano. Mi atteggiavo a principessina, mi truccavo, ed usavo i suoi gioielli. Talvolta con quell'intimo ci dormivo la notte.

Insomma, per farla breve, a 18 anni tra tutorial su yotube, confronti con le mie compagne ed un corso avanzato di make up, di progressi ne feci tanti.

Quando mi vestivo da donna e mi truccavo, cosa che facevo solo in privato a casa mia, diventavo una splendida fighetta. Ero una graziosa ragazzina nel corpo di un ragazzo. Non avevo mai fatto apparizioni pubbliche en femme, non mi sentivo pronto.

Vita sentimentale pari a zero. Si, ricevevo delle avances da parte di miei compagni di scuola o da qualche conoscente, qualche bacetto furtivo, ma i miei occhi si incantavano solo per giovani belli e palestrati cosa che i miei compagni non erano. Inoltre sognavo una bella storia romantica, magari al mare e con la luna piena. La mia occasione non era ancora arrivata ma ero fiducioso. Stessa cosa per quel che riguarda il sesso. Mi limitavo a segarmi ogni tanto alla vista di video porno che guardavo su internet. Niente di entusiasmante, insomma.

Il giorno dopo la mamma mi avvicinò e mi disse che voleva parlarmi. Ci mettemmo in disparte in salotto e ci sedemmo uno di fronte all'altra. "Allora Ale, esordì la mamma. "Come ti abbiamo anticipato, tra qualche giorno nonno Leonardo, si trasferirà qui per circa 15 giorni. Il nonno è anziano e all'antica, pertanto bisogna che rispettiamo educatamente la sua cultura ed assumiamo modelli di comportamento consoni alla persona che è. Capisci dove voglio arrivare? Il nonno non sa nulla delle tue scelte di vita, delle tue inclinazioni e del tuo coming out. Pertanto ti prego, per 15 giorni, sforzati di tornare più che puoi al maschietto che eri prima. Evita le esagerazioni, almeno. Non vorrei che il nonno, la prendesse male e se ne facesse una malattia. Sei l'unico nipote che ha, ed a te, nonostante non vai a trovarlo da una vita, ci tiene sempre. Lui nutre aspettative elevate nei tuoi confronti e mi ha confessato, ma non dirlo a nessuno, che troverai una bella sorpresa quando non ci sarà più. Presumo una notevole eredità tutta per te."

"Mamma" replicai alzando la voce visibilmente contrariato, "ma stai scherzando? Non esiste proprio! Io faccio quello che mi pare! Che il nonno se ne faccia una ragione! Io indietro non ci torno! Ma guarda un po'! Adesso pure l'eredità mettono in mezzo! Mah!". "Ti prego Ale, cerca di capire" rispose pacatamente mia madre provando ad essere più persuasiva. "Mi spiace mamma, il mondo è cambiato e voglio essere me stesso. Non ci posso fare niente se persone come il nonno si scandalizzano per situazioni che oggi sono considerate normali. Si adattino ai tempi. Ma adesso basta, non ne voglio parlare più". Mi alzai spingendo scortesemente indietro la sedia e me ne andai lasciando mia madre con il viso tra le mani pensierosa e sconsolata.

La stanza del nonno fu preparata il giorno dopo. Mia madre si adoperò affinché fosse comoda, confortevole e disponesse di tutto ciò di cui il nonno potesse avere bisogno. C'era un letto a due piazze, un comodino, una poltroncina, un divanetto, un tavolino a muro con sedia dove il nonno poteva poggiarsi per scrivere, un armadio con cassettiera per il suo vestiario ed una piccola TV.

E venne il fatidico giorno.

Mia nonna volle ad anticipare i tempi e partì da sola anzitempo. Pertanto mia madre invitò il nonno a venire subito a casa nostra. Mio padre di buon mattino e lo andò a prendere alla stazione. Io avevo un po' il nervoso perché pensavo alle vacanze al mare perse. Avevo un diavolo per capello. Mi posi il problema di cosa indossare perché comunque volevo dare una buona impressione al nonno. Non volevo noie. Dopo aver provato diverse soluzioni alla fine decisi di indossare qualcosa di semplice e leggero. Presi una corta canotta color caki arricchita di rose rosse, un paio di pantaloncini bianchi aderenti e poi mi feci uno chignon. Sul viso misi un leggerissimo fondotinta a base di sali minerali, un correttore per le occhiaie ed alla fine applicai un leggero lucidalabbra. Giusto il minimo per darmi un tono, insomma. La mamma, quando mi vide, mi guardò diffidente ed in silenzio ma non disse nulla.

Bussarono alla porta, erano circa le 11 del mattino, "Eccoli, eccoli", esclamò la mamma tutta infervorata. E andò ad accogliere mio nonno. Aperta la porta d'ingresso, mio nonno emerse in tutta la sua voluminosa massa corporea e con il suo vocione si presentò: "Buongiorno a tutti!". Poi poggiò a terra la sua vecchia valigia con gli effetti personali ed abbracciò mia madre esclamando: "Ciao figlia mia, come stai?". Mia madre ricambiando l'abbraccio di suo padre replicò con un cordiale: "Benvenuto papà, qui stiamo tutti bene e tu?". "Bene bene rispose lui!" con un sorriso rassicurante. A questo punto mia madre invitò papà e nonno ad entrare in casa.

"Ma dov'è, dov'è il mio carissimo nipotino che non vedo da una vita?" disse il nonno. I miei genitori voltarono lo sguardo altrove. Io, dal corridoio, dirigendomi verso di lui ed accennando ad un ancheggio risposi con una vocina stridula:" Eccomi, sono qui nonno. Benvenuto."

La calda e gioiosa atmosfera familiare di pochi istanti prima ebbe termine all'istante. Mio nonno mi scrutò da testa e piedi e poi rispose un freddo: "Ciao figliolo, finalmente ci rivediamo", ed agganciandomi con le sue grandi mani per le spalle ed avvicinandomi al suo viso, mi baciò sulla guancia. Poi, annusò l'aria intorno a me un po' incuriosito ed un po' infastidito. Era la mia nuova fragranza Yves Saint Laurent! Che ignorante, pensai. Pensasse piuttosto a togliersi di dosso il suo olezzo stantio misto a sudore appiccicaticcio da anziano che dovetti sorbirmi quando mi avvicinò per baciarmi.

Mio nonno come detto prima era un uomo all'antica. 70 anni di età portati senza particolari disturbi di salute. Era un uomo imponente, alto, robusto e con un ventre pronunciato coperto di peli grigi fino al petto. Aveva grandi braccia e mani rustiche coperte anch'esse da peluria e pochi capelli bianchi. Mio nonno era un tipo molto vigoroso, mascolino, ruvido, una sorta di macho di campagna burbero e diretto. Aveva dei modi severi, bruschi e talvolta scontrosi per natura, ma con me, quando da bambino i miei genitori mi portavano al paese lui e la nonna, era stato sempre il nonnino dal cuore tenero. Vestiva sempre nello stesso maniera tipica dell'anziano: camicia chiara, pantaloni scuri e grandi, cintura o bretelle, giacca scura, scarpe consumate e coppola. Nel paesino dove visse tutta la vita era titolare di una impresa edile che gli permise di metter su famiglia, vivere una vita dignitosa e garantirsi una buona pensione per la vecchiaia.

Entrato in casa i miei genitori lo accompagnarono nella sua stanza. Il nonno ringraziando prese possesso della sua camera e disfece i bagagli. Poi si vestì più leggero ed andò a rinfrescarsi in bagno. Intanto si era fatta ora di pranzo e la mamma chiamò tutti a tavola.

Ci sedemmo a mangiare ed i miei genitori iniziarono una conversazione generica con mio nonno che sottobanco lanciava occhiate esplorative su di me. Io mi sforzavo di sorridere, cercando di non mostrare quanto in realtà fossi agitato. Ad un certo punto il nonno mi disse ironicamente: "Vedo che sei cambiato molto rispetto a quando eri bambino, eh? Ma da dove è venuta fuori quella faccia da principessa? Ma ti trucchi come le donne?". Raggelai dalla testa ai piedi e devo essere impallidito. Mi sarei aspettato che i miei genitori almeno contenessero in qualche modo le esternazioni del nonno; invece muti. Si parlò d'altro argomento, cose di famiglia, ma gli sguardi del nonno nei miei confronti la dicevano lunga sul suo gradimento del mio looK. La cosa mi pesò tanto che mi passò la fame. Mi versai mezzo bicchiere d'acqua ed in quel gesto il nonno pose lo guardo sulle mie mani straccurate e istoriate da micro boules colorate. Con un gesto deciso ne prese una, se la portò ad altezza d'occhio per osservarla meglio e con una smorfia di disapprovazione mi lanciò uno sguardo interrogativo. "Papà", disse mia madre con una laconica espressione, "continuiamo, ti prego".

Io non ce la feci più. Mi alzai dalla sedia spingendola rumorosamente indietro con le gambe e me andai via nella mia stanza. Chiusi la porta a chiave, mi strappai di dosso la canotta ed i pantaloncini che indossavo e mi buttai sul letto furibondo. Mi sentivo terribilmente umiliato. Per calmarmi indossai le cuffiette, accesi la mia musica preferita fino ad addormentarmi.

A seguito di quanto accaduto presumo che tra i miei genitori ed il nonno ci fu una discussione chiarificatrice. Sta di fatto che nei giorni successivi che anticiparono la partenza dei miei genitori tutto filò liscio come l'olio ed i rapporti con mio nonno, limitati a poche battute essenziali, tornarono tranquilli e pacifici. Una caparra per i 15 giorni che avremmo dovuto passare insieme. Il vecchio deve essersi reso conto di aver fatto uno scivolone, pensai.

Arrivò il giorno della partenza di mamma e papà. Ci lasciarono una scorta di provviste esagerata! La dispensa era stracolma di tutto e di più. Ne avevamo per tre mesi! C'era di tutto! Probabilmente mia madre aveva pensato che ciò avrebbe potuto limitare le difficoltà dovute alla sua assenza. Fatte le ultime raccomandazioni di rito ci salutammo e preso un taxi si diressero in aeroporto.

La nostra villetta si trovava immersa nel verde in una località in periferia della città in un luogo fuori mano. Non era molto grande ma era comoda e disponeva di un giardino in un luogo tranquillo e silenzioso. I miei genitori la scelsero apposta perché amavano l'aria buona ed il silenzio. Di contro era isolata. Tanto più che in quel periodo dei vicini, che tanto vicini non erano, non si vedeva neanche l'ombra perché erano partiti per le vacanze estive al mare.

Rimasto da solo con il nonno per rompere il ghiaccio gli proposi di bere qualcosa insieme. "Buona idea" rispose il nonno. Organizzai un te fresco e gliene portai un bicchiere. Il nonno ringraziò ed andò a dare un'occhiata al giardino. Io lo seguii, scambiammo qualche parola passeggiando e commentando quanto effettivamente isolati eravamo. Non si vedeva nessuno. Solo campagna e cielo. Dopo una buona mezz'ora, finito il nostro te, tornammo dentro casa.

La chiusura di porte e finestra della casa era centralizzata. Mio padre per sicurezza aveva fatto installare un impianto blindato che una volta attivato bloccava tutte le aperture che davano all'esterno. Il sistema era azionabile da un telecomando che i miei genitori avevano consegnato a mio nonno prima di andare via.

Quando si fece sera cenammo con qualcosa di frugale ed andammo in soggiorno. Era già buio ed il nonno mi disse che per precauzione avrebbe attivato subito la chiusura delle porte e finestre della casa anziché aspettare che si facesse notte. Io non ebbi nulla in contrario se questo lo faceva sentire più tranquillo. E così chiuse tutto e mise il telecomando in tasca. "Nonno, che ne dici di guardare un po' di TV?" gli chiesi? "Ma certo" rispose lui. Dovevo far pipì e dissi al nonno che mi mi sarei allontanato qualche minuto per andare in bagno. Fatto il mio bisognino ne approfittai per ritoccare velocemente il mio trucco e spruzzarmi qualche goccia di profumo. Quando tornai nel soggiorno il nonno era spaparanzato nel divano a gambe larghe e pancione all'aria che guardava un notiziario. Si era sbottonato la camicia nella parte alta così che veniva fuori tutta la peluria grigia del suo torace. Era veramente imponente.

Io mi sedetti in un divano vicino al suo e mi associai a seguire le ultime notizie.

Ad un certo punto spense la TV, si alzò, andò a chiudere a chiave la porta del soggiorno, tolse la chiave della serratura e se la mise in tasca. Poi mi venne di fronte, mi guardò severo dall'alto in basso e mi disse: "Senti un po', ma tu, non ti vergogni a vestirti da femmina?". Raggelai e lo guardai fisso. Compresi che l'idillio era finito. Dopo qualche secondo di sordo silenzio alzando il tono della voce replicai: "Cosa??? Non mi vergogno e faccio quello che mi pare!".

Con il suo vocione ed un tono di comando il nonno mi disse: "Alzati in piedi". Io mi alzai dal divano e mi misi di fronte a lui con tono di sfida. PAF!! Mi arrivò una super sberla al viso che mi fece rintronare!

Poi fece un paio di passi indietro si mise a gambe larghe ed indicando con l'indice il pavimento davanti i suoi piedi mi ordinò con autorità: " Inginocchiati ai miei piedi e fammi subito un pompino". Lì per lì non recepii appieno il messaggio, ero concentrato sugli effetti della sberla. Poi ripresomi dall'intontimento massaggiandomi la guancia dolente gli dissi: "Ma nonno, sei impazzito? Ma che ti prende? Cosa dovrei fare?". E PAF! Giù un'altra sberla più forte della prima che mi stordì. Pensavo di essere in preda ad un incubo. Pensai di urlare scappare da qualche parte ma mi ricordai che la porta d'uscita del soggiorno era sbarrata e la finestra chiusa e bloccata. PAF!! un altro schiaffone mi colpì stavolta facendomi cadere per terra dolente. Cominciai a tremare e la voce mi si bloccò in gola. Non avevo mai preso degli schiaffi così!

"Possiamo continuare così se vuoi" tuonò il nonno. E poi, "Te lo ripeto ancora una volta, inginocchiati ai miei piedi e fammi un pompino!".

Qualcosa mi disse che continuando in questo modo non ne sarei potuto uscire indenne. Ero solo un mingherlino ragazzo di 18 anni. Forse il nonno era impazzito, non sapevo cosa pensare. Persi la lucidità mentale e la paura ed il panico presero il sopravvento. Inoltre, non volevo più prendere quei dolorosi schiaffoni. Così mi rassegnai e per prendere tempo mi sottomisi a lui.

Mi inginocchiai ai suoi piedi tremante e gli slacciai la cintura di pelle. Poi lentamente gli sbottonai i pantaloni e gli abbassai la cerniera. Il nonno a gambe divaricate immobile mi osservava dall'alto. Quando gli tirai giù i pantaloni mi trovai al cospetto del suo grande ventre peloso e dei suoi vecchi mutandoni bianchi da anziano. "Alzami la camicia fin sotto le ascelle e continua", tuonò dall'alto. Feci come disse. Presi i lembi inferiori della sua camicia e li arrotolai verso l'alto fino sotto le sue ascelle umide. Due grandi capezzoli chiari circondati da peluria grigio/bianca spiccavano in mezzo a due grandi tette mature e cadenti.

I vecchi mutandoni non erano puliti. Erano ingialliti da macchie di urina. Dal suo inguine proveniva calore ed un odore stantio misto a urina che mi diede quasi il voltastomaco. Lui se ne accorse e mostrando insofferenza mi prese la testa con tutte due le mani, premette la mia faccia sul suo cavallo e grugnì: "Vedi di abituarti a questo odore perché da ora in poi lo sentirai spesso!". Mi mollò la testa ed inveì aspramente alzando la voce : "Fai ciò che ti ho detto! Subito!". Non è possibile, pensai. Adesso mi sveglio.

Dietro i mutandoni intravedevo una massa grigio scura di discrete dimensioni. Risaltava un uovo grosso e peloso che faceva capolino da un gambale. Mi presi un attimo di pausa. "E allora?" tuonò lui. "Ne vuoi ancora?" mostrando la sua grande mano. "Non perdere tempo e continua!". Gli abbassai immediatamente le mutande fin sotto le ginocchia e così la mia faccia fu di fronte al suo cazzo. Era il primo che vedevo da così vicino.

Io dovetti deglutire. Il cazzo del nonno era spesso, scuro, carnoso, non scappellato ed emanava un forte odore maschile. In cima era umido e si intravedeva parte della cappella umida e violacea. Non era ancora duro. I testicoli erano enormi e scuri. Incutevano timore. I miei al confronto erano 2 piccole biglie pallide. Pendevano pesantemente nel grande scroto rugoso contornato da peli grigiastri. Il pube era denso di pelo grigio. Ero sconcertato ma volevo che finisse il prima possibile.

Il nonno a questo punto con la mano mi sollevò di forza il mento affinchè potessi guardarlo dritto negli occhi e mi domandò: "Lo hai mai fatto?". Io spaventato sperando nella sua clemenza risposi come stavano veramente le cose: " No nonno, non l'ho mai fatto prima", e dai miei occhi iniziò a scendere qualche lacrima. Lo avevo visto fare sui siti porno in internet, avevo anche desiderato farlo a qualche bel ragazzo giovane e palestrato ma era stato tutto un fatto di fantasia. Nulla di reale. Una sensazione di impotenza e disperazione mi colse. Il mondo mi crollò addosso. In questo modo no! Poi ad un vecchio violento e pervertito! Ma lui inflessibile sbraitando ripetè ancora ad alta voce: "Continua! Imparerai presto!". Ero in suo potere.

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