La Torre Di David

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ULISSE
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Cesare andò a sedere sul letto.

"Bila, ma è vero che sei ancora vergine?"

"Chissà!"

La ragazza s'era asciugata il volto, era presso la toletta per un leggero trucco.

Lui s'era rivestito.

Erano pronti per un giretto.

Andarono sulla passeggiata.

Non ritennero di scocciarsi ascoltando Comandante e Commissario, che accoglievano i croceristi e illustravano il programma. Raggiunsero i genitori quando già erano a tavola.

Cucina accurata, servizio impeccabile.

Alle 21,30 c'era lo spettacolo, in salone.

Bila e Cesare dissero che loro preferivano andare in discoteca.

Prima, però, un giretto sul ponte per vedere la terra che si allontanava, le luci della città che divenivano sempre più fioche.

Su quella nave avrebbero trascorso due settimane.

Avrebbero toccato porti sconosciuti, ma c'era pericolo di annoiarsi, in navigazione.

Nella mente dei due ragazzi era sempre vivo, fortemente, il ricordo delle loro recenti avventure sessuali, e acuto il rammarico che sarebbero state due settimane di castità forzata, a meno che non ci fosse stato un po' di movimento tra la loro cabina e quella dei genitori.

Nella mente di Bila rimuginava la domanda di Cesare: 'è vero che sei ancora vergine?' Perché, se non lo fosse stata lui ci faceva un pensierino?

Adesso, il pensierino lo stava facendo lei.

Quattordici giorni e quattordici notti nella stessa cabina, con una promiscuità ben diversa di quella pur goduta in casa.

Però!

Il solo pensiero l'eccitava.

Erano affacciati al parapetto, e fu spontaneo avvicinarsi ed abbracciare il fratello.

Forse pensavano la stessa cosa, perché Cesare le cinse la vita, le carezzò il sedere, la strinse a sé.

Entrarono in discoteca, ma c'era qualcosa che li rendeva inquieti, insoddisfatti. L'ambiente era grazioso, accogliente, ma loro trovarono subito da criticare, musica, luci, persone....

"Io me ne andrei a letto."

Disse Bila.

"Ma, sì, è meglio così, anche perché oggi è stata una giornata abbastanza pesante."

Scesero nel loro alloggiamento.

Solo un tenuissimo chiarore della luna entrava dagli interstizi della serranda della finestra-oblò.

La cabina era quasi completamente all'oscuro.

"Cesare?"

"Si?"

"Sei sveglio?"

"Si!"

"Non hai sonno?"

"Non molto, e tu?"

"Neppure. Mi sento come estranea in questo ambiente, ho un certo senso di paura."

"Paura di che?"

"Non lo so! Sono agitata... Posso venire da te? Mi abbracci?"

Quella richiesta provocò un'immediata erezione, a Cesare.

Bila nel suo letto!

Con gesti rapidi e precisi, tolse i pantaloni del pigiama e li fece andare in fondo al letto.

Il suo pisellone era pronto per strusciarsi sulla pelle vellutata di Bila.

"Certo, sorellina, vieni."

Bila si alzò dal suo letto, e andò in quello del fratello.

Indossava una cortissima e leggera camiciola da notte.

Non appena fu a fianco di Cesare, sentì il fallo di lui proteso come il braccio di una gru, una di quelle mastodontiche, come le aveva visto nel porto da poco lasciato.

Si voltò verso il fratello, su un fianco, prese delicatamente quel randello e lo sistemò tra le sue cosce.

A Cesare pareva morire.

Il suo fallo era vicino alla vulva di Bila, ne sentiva i riccioli, il tepore delle grandi labbra.

Allungò la mano e carezzò la schiena della ragazza, scese alle natiche, l'accostò ancora di più a sé.

Bila non stava ferma, si muoveva, era inquieta.

"Stenditi, Cesare."

Si allontanò un po', per fargli posto.

Cesare si mise supino. Ma cosa voleva fare Bila?

Lei, intanto, aveva tolto la camicia e gettata sul pavimento.

Come Cesare fu disteso, Bila montò su di lui, a gambe larghe, poggiata sui ginocchi. Prese il fallo vibrante e lo portò alle sue piccole labbra, vi si impalò lentamente, anche per la dimensione, attenta che non le premesse troppo sul collo dell'utero.

Cesare la guardò, sorpreso, stupito.

"Allora... Bila..."

"Dai... adesso non pensarci... dai... ma fa piano con questo palo, lascia che mi muova io."

Lo cavalcava magistralmente, mungendolo in modo delizioso.

Cesare era attonito, estasiato.

Qualcosa di imprevedibile, di inatteso, ma meravigliosa.

Il piacere che sapeva dargli Bila era al di sopra di ogni immaginazione.

Ed aumentava ancora, sentendo lei che fremeva, sempre di più, fino a gettarsi su di lui in preda a un incredibile impetuoso orgasmo, che si rinnovò quando le dighe del seme di Cesare saltarono e lo sperma si riversò in lei, invadendola.

Non si rilassò subito, Bila.

Quando si calmò l'affanno, guardò Cesare, lo baciò voluttuosamente, lo carezzò, si alzò lentamente, si mise su un fianco voltandogli le spalle.

Cesare fu prontissimo a piazzare la sua asta tra quelle splendide natiche, abbracciò la ragazza, e mentre con una mano le impastava le tettine con l'altra le frugava tra le gambe.

"Bila, sei splendida.

Ma da quando...?"

"Da non molto."

"Posso sapere con chi?"

La voce di lei era calma, incolore.

"Con papà!"

Lui alzò un po' la testa.

"Con papà?"

"A chi fare dono di sé (dono che si può fare una sola volta nella vita) se non a colui che ha dato la vita? E' una sensazione unica sentire in sé l'artefice della tua esistenza, conoscere il seme per il quale sei nata.

Ma tu certe cose non le puoi capire."

"Invece le capisco."

"Come puoi conoscere una tale emozione!"

"Non la stessa, logicamente, ma una analoga."

"Analoga?"

"Perché hai fatto l'amore con me?"

"No.

Perché l'ho fatto con mamma!"

"Tu hai... hai... insomma... con mamma?"

"Certo!

Ho conosciuto il luogo incantevole dal quale sono venuto al mondo."

Anche in questo campo, nella femmina prevalse il complesso di essere la migliore, la più bella, la prediletta.

Cesare doveva esprimere la sua preferenza.

Del resto neanche le dee elleniche erano immuni da questa vanità; la guerra di Troia, che tanti lutti addusse agli Achei, scoppiò proprio perché Elena fu anteposta ad altre donne, pur bellissime.

La voce di Bila divenne carezzevole.

Strinse i glutei intorno al sesso di Cesare.

"E... chi ti è piaciuta di più... io o la mamma?"

Molte cose dipendevano dalla risposta di lui.

Non voleva giocarsi i favori della sorella anche perché, riconosceva, era una femmina passionale e calda, soddisfacente, appagante; né poteva, però, disprezzare la madre, sia perché non lo meritava affatto, anzi, sia perché in un modo o nell'altro Bila avrebbe trovato il modo per farglielo sapere. E allora, addio a quegli incontri, irresistibili e maliosi.

"Due bellissime cose, entrambi, ma diverse tra loro.

Come gustare due ottimi vini, assaporarli, centellinarli, degustarli, goderli.

Un vino fresco, frizzante, inebriante, che più ne bevi e più vorresti berne; l'altro corposo, come se fosse denso, pastoso, carezzevole, caldo, riposante.

E tu, piuttosto, cosa mi dici del paragone?"

"Un po' quello che dici tu.

Mi fate impazzire tutti e due.

I brividi sono diversi: quello che può darti un comodo, confortevole viaggio in Roll Royce, dove ti senti protetta, coccolata; quello di una corsa emozionante su una sprintosa Maserati dodici cilindri."

"Questione di... cilindrata?"

"Vedi, Cesare, il sesso femminile ha, logicamente, la sua dimensione, il superfluo, quindi, non serve a nulla.

E' vero che il kamasutra parla delle dimensioni dei due sessi per stabilire un accoppiamento ideale, ma non è altrettanto vero che le femmine ambiscano falli mostruosi.

Un nostro vecchio proverbio fa dire alla donna: 'non grosso che turi o lungo che sfondi, ma duro che duri'.

Il sesso maschile viene spesso chiamato 'uccello': dunque, non minuscolo come uno scricciolo o ingombrante come un condor; piuttosto che sappia volare alto, che abbia occhio acuto, come un'aquila.

Le inglesi affermano che l'ideale, in materia, sta tra il king-size e pint-sized prick, più o meno tra l'extra large e lo small."

"E come classificheresti me e il paterno genitore?"

"Tu sei certamente 'large', e come; pa' ci si avvicina."

Il glande di Cesare sentiva piacevolmente il contrarsi delle natiche di Bila, e il desiderio di rifugiarsi in lei andava rapidamente crescendo.

Cesare la strinse a sé.

Avvicinò le labbra all'orecchio di lei.

"Sorellina, hai dato un bellissimo dono a pa'... ma non vorreste farne uno anche al fratellino? Del resto abbiamo la stessa carne, per te nessun altro, nella tua vita, può essere come me."

Anche Bila stava nuovamente e fortemente eccitandosi, un altro sexual round non sarebbe stato male.

Voce calda, suadente.

"Ma l'hai avuto un mio regalino, Cesare... non ti è piaciuto?"

"E' stato meraviglioso, piccola, ma tu puoi darmi di più. Le tue primizie non sono finite!"

Il glande premeva sul suo roseo buchetto che custodiva tra i glutei.

Bila capì le intenzioni di Cesare.

Il fratellino voleva la primizia del suo sederino.

Così, le sue primizie sarebbero state tutte prodigate in famiglia.

"Ma tu mi squarceresti, tesoro Già non è stato semplicissimo accoglierlo nella vagina, che pur è destinata a dilatarsi per la sua funzione generatrice. Lì non credo che sia possibile farlo entrare. Lo sfintere si strapperebbe."

"Proviamo, amore... se mi dirai di fermarmi, ti ubbidirò..."

Cesare mise due dita nella vagina di Bila e le estrasse intrise del più efficace dei lubrificanti: il liquido seminale. Le portò al buchetto della ragazza, lo cosparse intorno all'orifizio, col dito penetrò dentro, e girò intorno.

Poi fu la volta di una grossa porzione di saliva.

La penetrazione delle dita –questa volta due- fu abbastanza agevole.

Anche il glande fu ricoperto di saliva.

Dilatò le natiche della ragazza e poggiò il glande vicino al buchetto, spingendolo appena, introducendone solo una piccola parte.

Ancora con le labbra vicino all'orecchio di Bila.

"Un lungo respiro, profondo, e premiti come se...."

Bila ubbidì, trepidante e nel contempo fremente.

Cesare le carezzava il clitoride, lo stimolava.

Bila sentì una poderosa spinta e come se una locomotiva sbuffante entrasse nella sua galleria, nel suo corpo.

Era lunga, non finiva mai.

Le dita di Cesare titillavano sempre più frenetiche, poi s'infilarono nella vagina.

Si rilassò, la ragazza, il fastidio cominciava a scomparire, si trasformava in piacere.

Si, stava godendo. Si muoveva anche lei. Il suo grembo palpitava, sembrava che grosso fallo carezzasse l'interno del suo sesso.

Ecco, stava venendo, si... gemette, sempre più forte.

Nello stesso momento che fu raggiunta dall'orgasmo, l'altra parte veniva inondata dall'instancabile Cesare.

Il ragazzo rimase avvinghiato al corpo della sorella.

Anche per lui quella era la sua prima esperienza del genere.

Chissà se sarebbe stato così bello anche con la mamma!

Bila era piacevolmente sorpresa dal piacere che ne aveva tratto.

Chissà se sarebbe stato così anche col padre!

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